Sondaggio IPSOS: si spreca di meno con la crisi economica
In Italia vengono sprecate tonnellate di cibo ogni giorno, buttate via perchè acquistate e cucinate in quantità maggiore del dovuto, o perchè lasciate scadere.
IPSOS ha indagato in un sondaggio l’atteggiamento degli italiani verso il problema, come è cambiato con il tempo e come muta a seconda della regione di residenza.
L’Italia sembra spaccata in due, un 49% è attenta a non sprecare, il 51% ammete di farlo, in modo limitato o rilevante. In particolare sono più attenti a comprare solo lo stretto necessario gli uomini, al 54% e i 30-39enni, sempre al 54%. E poi c’è la differenza per regioni, come vediamo in questa infografica:
Non stupisce che siano i 30enni, ovvero la categoria più colpita dalla crisi, quella più attenta al risparmio, è la generazione che senza avere più spesso un paracadute nella famiglia di origine, non ha mai vissuto i periodi di certezza del reddito e del posto del lavoro.
Tra le regioni spicca la parsimonia di Emilia Romagna, Umbria, Calabria. E’ una classifica però poco correlata con quella delle regioni in cui si butta più il cibo, che vediamo di seguito:
E’ in Campania e in Sicilia che viene buttato più cibo, all’estremo opposto sempre l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige, dove si acquista più del necessario, ma evidentemente si tende poi a consumarlo con il tempo.
La prevalenza del Sud, vi è anche la Calabria, tra le regioni in cui più si getta cibo, è probabilmente anche legata alla maggiore importanza data alla cucina, e soprattutto alla cucina in casa, in particolare in occasione di alcune festività, per tradizione e questioni di prestigio.
La domanda più importante era quella sul cambiamento di atteggiamento rispetto agli anni scorsi: il 64% ha diminuito gli sprechi, e la motivazione non stupisce, per il 61% ciò è dovuto alla crisi economica. anche se non è poco anche il 54% di coloro che hanno una maggiore consapevolezza dello spreco di cibo, in particolare tra le donne, i 30enni e al Nord, mentre al Sud tra coloro che riducono la quantità di cibo in pattumiera prevale comprensibilmente la motivazione della crisi.
Vediamo l’ultimo grafico: