Oggi si è tenuta la seconda e ultima giornata del vertice Asem, il meeting nato nel 1996 che si propone di consolidare le relazioni euroasiatiche.
Gli occhi erano puntati in particolare sull’incontro della mattina tra il Presidente russo Putin e il suo omologo ucraino Poroshenko. Questo è il primo incontro di livello internazionale a cui presenzia anche la Russia dopo l’annessione della Crimea e la conseguente “cacciata” dal G8, di cui non fa parte ufficialmente.
Avrebbe dovuto tenere banco il tema delle forniture di gas: la discussione in merito è stata rinviata a un vertice che si terrà a Bruxelles la prossima settimana.
Da rilevare che Putin e Poroshenko ancora una volta si sono stretti la mano, aprendo uno spiraglio nella crisi ucraina. Tuttavia in seguito Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato “una parte dei partecipanti ha manifestato il pieno mancato desiderio di capire lo stato reale delle cose nel sud-est dell’Ucraina, alcuni dei partecipanti alla colazione hanno mostrato una totale indisponibilità a un approccio oggettivo”.
Discordanti con quelle russe le parole del premier italiano Matteo Renzi che ha rilevato invece come si sia fatto un “passo avanti. Anche se ci sono delle divergenze non possiamo accettare l’instabilità dell’Ucraina – ha proseguito l’inquilino di Palazzo Chigi – ma dobbiamo coinvolgere la Russia nelle grandi questioni internazionali”.
Da Milano è ripreso il percorso verso la pace anche se, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, “il conflitto in Ucraina è ancora senza una soluzione politica”.
Intorno alle 11 Putin e Poroshenko si sono nuovamente incontrati alla presenza del Presidente francese Hollande e della Cancelliera tedesca Merkel. Il tema principale dell’incontro sono state le elezioni tenute dai separatisti. Sempre Peskov ha fatto sapere che durante un faccia a faccia tenutosi ieri notte tra Putin e la Cancelliera tedesca sono venute a galla “serie divergenze sulla genesi del conflitto interno ucraino, nonchè sulle cause principali di quello che succede ora”.
Precedentemente il Premier inglese Cameron aveva intimato ai russi di riconoscere un unico sistema elettorale in Ucraina oltre a precisare che, se la Russia manterrà truppe e armi pesanti sul territorio ucraino, “l’Unione Europea, Regno Unito incluso, deve mantenere le sanzioni e le pressioni, cosicchè non ci sia questo tipo di situazioni nel nostro continente”.
L’incontro tra i leader europei, Poroshenko e Putin, dunque, non è andato oltre l’intesa sull’attuazione del protocollo di Minsk. Almeno questa è l’idea di José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, che ha evidenziato la necessità di un monitoraggio sul cessate il fuoco e sulle elezioni locali nelle regioni dilaniate dalla guerra civile.
D’accordo anche Renzi che, dopo aver annunciato che le frontiere russo-ucraine verranno controllate per mezzo di droni, in conclusione dei lavori ha detto: “il ruolo della Russia potrebbe essere molto importante per Ebola Isis, Siria, Iraq, Libia e le altre crisi internazionali. Vladimir e Petro hanno discusso in modo chiaro e franco. Non sarà un progresso immediato e per queste ragioni spero che nelle prossime ore, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, andremo a decisioni per arrivare a un punto cruciale della crisi Ucraina. Abbiamo sottolineato un senso di urgenza”.