Come diceva qualcuno “solo gli stupidi non cambiano mai idea”. In Italia e, soprattutto, nel Parlamento cambiare idea o, nella fattispecie, cambiare partito sembra diventato uno sport abbastanza diffuso. I numeri parlano chiaro.
Nell’epoca in cui la maggioranza su cui appoggia il Governo è più che mai risicata, ogni parlamentare può divenire ago della bilancia. Gli equilibri politici sono variabili. Insieme a loro anche le casacche metaforicamente indossate dai parlamentari cambiano. E, dalle statistiche, anche spesso.
In Senato sono già 79 gli onorevoli che hanno cambiato gruppo. 75 quelli che lo hanno fatto tra le file della Camera, ma i deputati sono in numero maggiore rispetto ai senatori. Nel computo finale dei 5 anni della precedente legislatura, certo non immacolata di scossoni politici, i transfughi erano stati 60.
La causa di questa migrazione potrebbe essere ricondotta alla nascita di Ncd. Il gruppo parlamentare del Nuovo Centro Destra si componeva originariamente di 31 senatori. Se ne sono poi aggiunti 33 in gran parte provenienti da Forza Italia e Pdl. Fra questi, due se ne sono nuovamente allontanati: D’Alì è tornato in FI, Naccarato in Gal (gruppo Misto di centro-destra).
Non fa eccezione il M5S che, con espulsi e fuoriusciti, continua ad allargare le fila del gruppo misto. Erano 54 gli eletti in Senato, ne sono rimasti 39. Soltanto uno dei senatori in fuga da Grillo, Battista, ha preferito il gruppo delle Autonomie a quello Misto. Ma il dissenso è esploso anche in quest’ultimo: alcuni parlamentari hanno formato il gruppo Movimento X (Romani, Pepe, Bignami, Mussini); altri quello Italia lavori in corso (Bocchino, Bencini, Campanella, De Pin, Orellana, Casaletto); altri ancora costituiscono i cosiddetti “cani sciolti” (Anitori, De Pietro, Mastrangeli, Gambaro). È di solo 5 deputati il deficit alla Camera: tutti emigrati nel gruppo misto ad eccezione di Zaccagnini che ha aderito a Sel.
Anche il partito di Nichi Vendola ha dovuto fare i conti con l’emigrazione di deputati: tre sono andati verso il Pd, 9 nel gruppo Misto. Non va tralasciata la scissione tra i 17 senatori rimasti a Scelta Civica (erano 20 dopo le elezioni). 10 sono nel gruppo Scelta civica per l’Italia, 7 hanno dato vita al gruppo Per l’Italia.
Equilibri più che mai variabili. Tirando le somme il Governo presieduto da Matteo Renzi può contare, ad oggi, su: 108 senatori Pd (il presidente del Senato Grasso non vota); 32 di Ncd; 13 delle Autonomie; 10 di Per l’Italia; 7 di Scelta Civica. In totale sono 170 senatori, 9 in più dei 161 necessari per la maggioranza. A questi si aggiungono spesso alcuni senatori di Gal. È quello che può essere definito “soccorso azzurro” che quando serve, come accaduto per il voto di fiducia sul Jobs Act, non fa mancare il suo appoggio al Governo.
Felice Tommasino