La direzione del Pd che si è tenuta oggi pomeriggio ha fatto registrare importanti sviluppi sulla futura forma del Partito democratico. Il premier segretario Matteo Renzi ha ribadito l’intenzione di dare vita ad una forza politica che sia il più possibile inclusiva. “Il Pd deve essere un partito che vince e che, avendo una vocazione maggioritaria, sia in grado di contenere realtà diverse: da Gennaro Migliore ad Andrea Romano ci sia spazio di cittadinanza piena. Uno spazio certo non esclusivo che però nel Pd non ce l’ha nessuno, neanche il segretario”. C’è un invito anche ai “ribelli” del Pd. “Venite alla Leopolda. Non è un partito parallelo”.
Aperto, plurale, ma pur sempre un partito con delle regole: “Se c’è un voto di fiducia dobbiamo decidere qual è il punto oltre il quale la comunità sta o non sta. Non si può immaginare che questo sia né un comitato elettorale né un club di anarchici dove ognuno fa come gli pare”. Ad ogni buon conto, aggiunge Renzi, “nessuno di noi espellerà un senatore che ha fatto una battaglia seria sulla riforma costituzionale, ma dobbiamo darci delle regole sul voto di fiducia” ha detto, riferendosi al caso del civatiano Walter Tocci che non ha votato la fiducia al Jobs Act.
Il Pd, insomma, non è il Movimento 5 Stelle, che espelle chi dissente. “E’imbarazzante che il M5s abbia espulso chi sul palco è salito per chiedere qual è l’organigramma. Tra noi ci dovremmo espellere in continuazione…”.
Arriva anche un cenno alla politica estera: “Stiamo attraversando una stagione densa di significato, difficoltà e di una domanda di politica significativa. Tutto ha una velocità doppia rispetto al passato. Dobbiamo discutere come stiamo dentro la comunità internazionale di fronte a un’emergenza sanitaria che viene considerata la più grave dai tempi dell’Aids. Come si sta in questa dinamica senza creare allarmismo ma senza dare l’idea di essere in ritardo?”.
“O ancora come ci poniamo su Siria e Iraq? Cosa vuol dire oggi l’assedio di Kobane? Che si fa sulla grande questione libica, che è l’assoluta priorità delle priorità per chi si affaccia sul Mediterraneo? E infine, come affrontare politicamente la questione russa-ucraina? Che fa un partito sulla politica internazionale? Discute o legge gli editoriali?”, ha detto Renzi.
Il premier si sofferma poi sulla legge elettorale che potrebbe subire modifiche. L’Italicum, per come è oggi, prevede il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista. Renzi è pronto però a cambiare, mettendo in difficoltà i piccoli partiti. “Il Pd deve avere gli strumenti elettorali per affermarsi” dice il leader democratico alla direzione del partito. “Ma sempre con il ballottaggio, unico modo per avere una legge elettorale che consegni un vincitore. Il Pd è un partito che vince per fare una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. Un passaggio chiave per l’Italia perché non c’è mai stata una legge elettorale che rendesse chiaro chi fosse il vincitore, né con il Mattarellum né con il Porcellum”.
Dichiarazioni che hanno irritato Forza Italia. “La legge elettorale è troppo importante per immaginare che possa essere modificata con un intervento alla direzione di uno solo dei partiti che hanno collaborato all’approvazione del testo – ha dichiarato Paolo Romani, presidente dei senatori azzurri e uno tra gli esponenti forzisti più vicini a Silvio Berlusconi -. Forza Italia ha condiviso, fin dall’inizio, tutto il percorso dell’Italicum, con impegno e responsabilità. Ogni modifica, anche migliorativa, deve essere concordata fra tutte le parti, con un metodo trasparente e condiviso”. A sorpresa plaude il premier, Angelino Alfano, leader di Ncd: “Siamo assolutamente favorevoli. Grillo è una coalizione a sè, il centrosinistra è di fatto il Pd, il centrodestra è frammentato e non ricomponibile, allora è più rappresentativo del Paese un premio al primo partito”.
L’ATTACCO DI CUPERLO E FASSINA – Durante la direzione Pd c’è stato anche il duro attacco al premier da parte del leader della minoranza dem, Gianni Cuperlo. “Matteo, te lo chiedo senza tono polemico – ha detto Cuperlo durante il suo intervento -, tu sei il segretario del partito e sei il capo del governo, che cos’è la Leopolda? Leggo – ha aggiunto – che c’è un’associazione che sta finanziando la Leopolda per 2 milioni di euro. Mentre il partito ha problemi di soldi. In questo si rafforza un partito parallelo. Si va verso una confederazione, se è questo quello che si vuole bisogna avere il coraggio di dirlo”. “Ho la sensazione che in troppe realtà siamo soprattutto una macchina elettorale – ha commentato -. Pesa l’assenza di fondi, di risorse e la conseguenza è un partito degli eletti in cui le sole risorse sono le rimesse degli eletti e la logica delle componenti ha finito per influenzare le stesse campagne elettorali. È indiscutibile e preziosa la forza di Matteo Renzi – ha sottolineato Cuperlo – ma a regime questo schema non funziona”. Anche Stefano Fassina critica l’appuntamento renziano. “Si privilegia un appuntamento che non è di partito, i finanziamenti per la Leopolda dovrebbero andare al Pd. Dal segretario nazionale mi sarei aspettato che organizzasse un incontro con i responsabili di circolo piuttosto che la Leopolda”.