L’economia della Cina rallenta
La Cina rallenta. A Pechino il terzo trimestre ha fatto segnare una crescita del 7,3 per cento tendenziale: non si registravano numeri così bassi dal primo trimestre del 2009, quando l’asticella si era fermata al 6,6 per cento.
È andata leggermente meglio del previsto (ci si aspettava un 7,2 per cento) ma la Cina resta comunque al di sotto del 7,5 registrato nel secondo trimestre.
Il portavoce dell’Istituto di Statistica cinese, Sheng Laiyun, ha spiegato che “l’ambiente interno ed esterno è ancora complicato e lo sviluppo economico affronta molte sfide”.
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Va male il settore immobiliare, il cui andamento negativo ha mitigato gli effetti positivi relativi alle vendite al dettaglio e ai progressi della produzione industriale che solo a settembre ha fatto registrare un aumento dell’8 per cento. Bene anche il mercato del lavoro, ma si fa largo l’ipotesi che la Cina possa non centrare l’obiettivo di una crescita al 7,5 per cento per il 2014: sarebbe la prima volta dal 1999 che il Pil chiude l’anno al di sotto delle aspettative ufficiali.
La Cina torna così a interrogarsi sulla necessità di introdurre nuove e più efficaci misure di stimolo per l’economia oltre a quelle messe in campo in primavera che hanno riguardato soprattutto riqualificazioni urbane e infrastrutture. Il governo ha detto spesso di non aver intenzione di varare pacchetti di stimolo, come fece nel 2008.
A Pechino c’è la consapevolezza che i numeri potrebbero essere alla fine peggiori del previsto ma il governo cinese ha dichiarato di essere disposto ad accettarli a patto di rimodellare l’equilibrio dell’economia interna, per aumentare il peso della domanda interna e ridurre quella delle esportazioni.
Il rallentamento della crescita cinese è stato indicato dal Fondo Monetario Internazionale come uno degli elementi di preoccupazione per la crescita globale.