Oggi lo Sblocca Italia è arrivato in Aula. Il Governo punta sull’approvazione entro fine settimana, ma la battaglia non sembra di facile risoluzione. Tra le principali novità contenute nel testo quelle che riguardano l’edilizia. Nell’intento di favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente e di evitare nuovo consumo di suolo, è arrivato l’emendamento del grillino Davide Crippa che ha abbassato al 4% l’Iva per i lavori di ristrutturazione degli immobili.
Questo taglio verrà coperto dall’aumento dell’Iva dal 4 al 10% per le nuove costruzioni prima casa vendute direttamente dalle imprese. L’Ue prevede però, come fanno sapere gli stessi tecnici della Camera, che gli Stati membri possano adottare soltanto due aliquote inferiori a quella ordinaria e comunque non al di sotto del 5%. Occorre quindi valutare la compatibilità comunitaria dell’aliquota introdotta (quella del 4%) dal momento che l’Italia ne ha adottato solo una ridotta al 10%.
Inoltre la deduzione Irpef del 20% sul valore di una casa acquistata direttamente dall’impresa di costruzione non è più legata all’affitto per otto anni a canone concordato dell’immobile. Agevolazione estesa anche agli immobili oggetto di interventi di restauro o di ristrutturazione. Un punto del testo, questo dell’Irpef, che rischia di essere riemendato in Aula dal momento che il ministero delle Infrastrutture non condivide la modifica firmata M5S. La modifica, così come gli altri emendamenti approvati in commissione alla Camera, è in attesa della relazione tecnica. Vi sarebbero – spiegano fonti parlamentari – problemi sulle coperture.
Intanto sulla modifica delle concessioni autostradali sulla base di nuovi piani economico-finanziari, già oggetto di indagine dell’Antitrust e dell’Autorità dei Trasporti, l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione Eu-Pilot chiedendo all’Italia nuovi approfondimenti. La norma sembra consentire modifiche ai contratti di concessione esistenti che riguardano lavori nell’ambito del rapporto concessorio e livello delle tariffe. Secondo la Commissione, le modifiche potrebbero consistere in proroghe significative della durata di concessioni già esistenti, il che violerebbe le direttive europee sugli appalti pubblici. L’Ue ammette lavori complementari non previsti nella concessione solo nel caso in cui questi si rivelino necessari, in seguito a circostanze impreviste, per l’esecuzione dell’opera.
Felice Tommasino