Scambio di embrioni: si surriscalda lo scontro. Ed interviene la Ministra Lorenzin
Due gemelli sono l’oggetto della contesa tra due diverse coppie: crescono nel grembo della donna a cui è stato impiantato l’embrione sbagliato. Ad una coppia è stato imposta la rinuncia dei due figli: presentano, così, un esposto in Procura. Non ci stanno a rinunciare ai ‘loro’ figli. Parla anche Beatrice Lorenzin.
“Se ci sarà la prova inconfutabile che quei gemellini nasceranno da un embrione nostro, faremo di tutto per averli. Sono figli nostri e lotteremo con tutte le nostre forze per averli con noi”. Queste le parole di Pietro Nicotera, legale dei genitori che hanno dovuto rinunciare ai gemelli. Dall’altra parte, invece, si scopre, grazie al test della villocentesi, che i nascituri non sono loro: “se la mia cliente avesse voluto abortire, lo avrebbe già fatto”, ha affermato Michele Ambrosini, avvocato della seconda coppia. Segno della volontà di farli nascere e crescere. Sentono che siano figli loro.
Tutto è cominciato mercoledì 4 dicembre: uno scambio di provette, derivante dalla somiglianza del nome, ha provocato una spinosissima contesa che ha al centro due bimbi, quindi la felicità e la frustrazione di due diverse famiglie. Ieri Nicotera ha depositato la denunzia, affermando come prima di tutto: “la gravità del caso impone che vengano fatti tutti gli accertamenti ritenuti necessari affinché si faccia luce sull’intera vicenda”. Poi chiede “che vengano disposti i provvedimenti necessari per acquisire le documentazioni cliniche, nonché si proceda nei confronti di chiunque verrà ritenuto responsabile”. Quindi allega “copia della documentazione attestante quanto avvenuto i giorni 2 e 4 dicembre 2013”.
E nella situazione si interpone anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. L’esponente del Nuovo Centrodestra parla dalle colonne de Il Messaggero: “mi metto al posto della donna che aspetta i gemelli e di quella che, invece, non è riuscita nella gravidanza. Se avessi in grembo i bambini li sentirei miei. Se vivessi il fallimento della tecnica avvertirei il dramma in modo lacerante. Una vittima. Perché penserei che, in altre condizioni, potrei essere una donna in felice attesa. Nessun giudizio”. Poi difende i centri di fecondazione nostrani: “voglio fermare la psicosi anche se capisco i timori. Ma questo è stato un caso e sarà anche l’ultimo. Da noi, in Italia, la rete dei centri per la fecondazione assistita funziona bene”. Quindi focalizza l’attenzione sulla regione con capoluogo Roma: “solo il Lazio non ha autorizzato i centri della procreazione assistita anche se, ovviamente, si sono adeguati ai requisiti minimi come le altre regioni. La certificazione da parte del Centro nazionale trapianti è iniziata nel 2014. La legge è del 2004. Metteremo ordine nei centri laziali”. Lorenzin torna su quel fatale errore: “i passaggi, nei laboratori, sono molti e tutti dovrebbero essere identificati dal nome e dal codice a barre. Tutto dovrebbe essere sottoposto a doppio controllo. Posso pensare che l’ipotetico errore potrebbe esserci stato nel momento in cui sono stati uniti ovociti e seme maschile”. Perciò “chi ha sbagliato verrà individuato e pagherà”. Al contempo, però, è incredibile che i diretti interessati “non siano stati informati neppure il Centro nazionale trapianti e il Ministero. Il risultato dell’analisi fatta al Sant’Anna è di febbraio. Il Pertini solo il 1 aprile ha messo su la commissione di inchiesta”, ha concluso Lorenzin.
Daniele Errera