Due morti e un colpo dritto al cuore di una nazione. Quella di ieri è stata una giornata che il Canada non dimenticherà. Gli spari di fronte al Monumento dei caduti a Ottawa, la capitale federale del paese, e la morte di un militare in servizio: si chiamava Nathan Cirillo, italocanadese, 24 anni, aveva un figlio. Poi gli spari in Parlamento, dove muore l’attentatore. I tweet dall’interno del palazzo. La polizia che invita la gente a stare lontana dal centro di Ottawa. Le conferenze stampa mentre le operazioni sono ancora in corso.
Le indagini proseguono, ma la polizia canadese sembra ormai convinta che a sparare sia stata una sola persona: secondo la stampa canadese, il suo nome era Michael Zehaf-Bibeau, aveva 32 anni e si era convertito all’Islam. Originario del Quebec, il suo nome prima della conversione era Michael Joseph Hall. Precedenti per droga. A luglio gli era stato sequestrato il passaporto: le autorità lo avevano giudicato un “viaggiatore ad alto rischio”.
Elementi certi emergono lentamente, facendosi strada tra le notizie confuse e le smentite che stanno segnando queste ore di altissima tensione nel paese. Tante domande restano senza risposta: anzitutto il movente.
Appena tre giorni fa, un soldato canadese era stato ucciso da un simpatizzante della jihad islamica in un attacco nei pressi di Montreal: resta da chiarire se i due fatti abbiamo qualche collegamento tra di loro.
“Saremo vigili contro coloro che cercano di farci del male. Non saremo mai intimiditi, manterremo il Canada sicuro” ha dichiarato il primo ministro Stephen Harper parlando a una nazione che non è abituata ai colpi d’arma da fuoco. Nel 2012 il paese ha avuto 172 omicidi compiuti con armi da fuoco su un totale di 543.
Ma il Canada sta cambiando. Anche politicamente: è al fianco di Washington nella lotta all’Isis, c’è in Afghanistan, appoggia Israele, condanna la Russia.
È il segno di una nuova presenza sulla scena internazionale che Stephen Harper ha impresso al suo paese: il primo ministro non ha mai definito illegali le occupazioni israeliane nei territori palestinesi, ad esempio, e ha difeso il diritto israeliano di attaccare Gaza.
Come sempre in questi casi, è la percezione di sé stessi la prima vittima. I canadesi si scoprono vulnerabili dall’interno. E come sempre è un colpo che stordisce. Il giornalista Andrew Cohen ha scritto sulla CNN: “Ora abbiamo imparato, come tanti altri paesi, questa terribile realtà: può accadere anche qui”.
Quello dell’estremismo islamico è un fenomeno che in Canada potrebbe avere dimensioni più vaste di quanto stimato fino a oggi. La BBC ha raccontato che il numero di estremisti che predicano una visione del mondo radicale e violenta sta crescendo nel paese: sono ancora pochi ma si stanno costruendo uno spazio entro il quale muoversi. Molti canadesi sono volati in Medio Oriente per combattere al fianco dell’Isis.
Non è l’innocenza che il Canada ha perso con la sparatoria di ieri, ha scritto Cohen: sono l’ignoranza e l’inconsapevolezza ad essere andate perdute.
Immagine in evidenza: photo by Chris Huggins – CC BY 2.0