Espulsioni M5S: dopo l’assemblea congiunta dei parlamentari è caos nel M5S. Tra chi resta, chi è andato via, chi è stato espulso e chi è in bilico. Ora a rischiare l’epurazione sono in 7, o forse addirittura in 8.
Dopo il celebre caso di Luis Orellana, “verme, traditore, schifoso, Scilipoti” (questi gli epiteti riservati all’ex esponente del MoVimento 5 Stelle), colpevole di aver votato a favore del governo Renzi, in occasione del Def i nuovi nomi nel mirino sono due: Eleonora Bechis e Christian Iannuzzi.
Alla deputata viene imputato il fatto di aver scelto come assistente un attivista già espulso da Beppe Grillo. Portavoce dei cinque stelle che la vorrebbero fuori è Ivan Della Valle, che rinfaccia alla collega il rifiuto a voler ritirare una querela nei confronti di un altro attivista piemontese.
Il deputato laziale, Christian Iannuzzi, ha la colpa di aver preso le difese dei cinque volontari romani appena cacciati dal movimento. Tra questi il più famoso è Giorgio Filosto, ombra di Grillo in tutte le sue trasferte romane. Lui e gli altri hanno il demerito di aver chiesto maggiore trasparenza nel movimento e delucidazioni sullo staff di Casaleggio.
Inoltre Iannuzzi aveva già criticato Grillo e Casaleggio in estate. Motivo scatenante la decisione di non votare l’alleanza in Europa con i Verdi.
L’area dissidente adesso si sente più forte che mai. Lo scorso martedì, infatti, nell’elezione del nuovo capogruppo alla Camera, il candidato di opposizione interna, Massimo Artini, ha ottenuto 33 voti. Inferiori ai 44 ottenuti dalla fedelissima Fabiana Dadone, ma comunque rilevanti.
La riunione di oggi dei parlamentari cinque stelle si è conclusa senza espulsioni. Argomento all’ordine del giorno è stato il Jobs Act. È stata invece rinviata la discussione sul caso della deputata piemontese Eleonora Bechis.
L’esito della votazione del nuovo capogruppo ha dato coraggio all’ala critica, ma ciò nonostante, sarebbero ancora molti i parlamentari a rischio espulsione. Oltre a loro una ventina tra militanti ed amministratori locali. Marco Fabbri, sindaco di Comacchio, eletto alla Provincia di Ferrara senza il permesso di Grillo e Casaleggio. Andrea Defranceschi, capogruppo in Emilia Romagna, è coinvolto nell’inchiesta sulle interviste a pagamento.