“Tocca all’Unione europea imboccare la strada di politiche decisamente orientate alla crescita, a tutta la Ue unita perché tutta accusa colpi di stagnazione se non di deflazione, nonostante le indubbie differenze”. Giorgio Napolitano ha parlato anche di Europa durante la cerimonia delle onorificenze ai Cavalieri del lavoro tenutasi al Quirinale. Il prossimo Consiglio europeo di Bruxelles, dopo anni di austerity, dovrebbe varare una nuova linea più improntata alla crescita, “nella speranza di non essere smentiti già domani”. E l’Italia non sarà certo l’unica a beneficiarne.
“Riforme strutturali”. Questo è ciò di cui l’Italia ha bisogno, secondo il Capo dello Stato. Un mantra che si trascina da tempo, quello delle riforme. Eppure le forze politiche sembrano sorde. E Napolitano, come spesso è capitato in questi anni, non manca di sferzarle: “Non possiamo restare prigionieri di paralisi e di impedimenti: è tempo di varare con passo celere e determinazione cambiamenti essenziali”. Il Presidente della Repubblica ha puntato il dito sulle “troppe contrapposizioni pregiudiziali, l’incapacità di dialogo e di intesa, gli atteggiamenti frenanti o di vero e proprio rifiuto rispetto a scelte concrete di riforma che sono state l’espressione di conservatorismi, corporativismi e ingiuste pretese di conservazione di posizione di rendita, di ingiuste posizioni acquisite”.
Un esempio su tutti: lo stallo del Parlamento sull’elezione dei giudici della Consulta, condizione che “ci è toccato vivere con pena”. Nominando i giudici della Consulta di sua competenza con largo anticipo rispetto alla naturale scadenza, Napolitano ha voluto dare un “esempio dovuto e severo, con scelte imparziali”. Nel Paese, prosegue il Capo dello Stato, “si sta diffondendo un clima di insofferenza per il trascinarsi di vecchi assetti strutturali e di potere”.
Poi l’appello ai ceti dirigenti: “L’Italia ha bisogno di voi per poter superare una condizione tuttora pesante, persino allarmante in termini di tasso di disoccupazione e ancor più di disoccupazione giovanile”. Ma “nessun profondo e organico cambiamento – ha concluso il Presidente – potrà compiersi se prevale la tendenza di singoli settori della società e di singoli attori sociali, a considerare i problemi che il nostro paese si trascina esattamente dietro ormai da decenni come addebitabili solo a una parte”.
LA REPLICA DI GRILLO – Duro il commento di Beppe Grillo alle parole del Presidente della Repubblica. Il leader del Movimento Cinque Stelle sul suo blog scrive: “Napolitano non si sa più se ci è o se ci fa. Oggi si scaglia contro i vecchi assetti del potere, lui che è incollato alla poltrona parlamentare, europarlamentare, governativa dal 1953. Roba da far invidia ad Andropov o Cernienko. Dia l’esempio e si dimetta”. Poi il comico rincara la dose: “Per uscire dalla crisi Napolitano andrebbe quotato come ‘Napolitano bond’, rendimento assicurato e pluridecennale. Una sicurezza”.