Continua a volare il debito pubblico: lo rivela l’Eurostat. Nel secondo semestre dell’anno il deficit della pubblica amministrazione è salito al 133,8% del Pil, toccando quota 2.168.855 milioni di euro e registrando una crescita del 3,1% rispetto al trimestre precedente, quando era pari al 130,7% del prodotto interno lordo.
Intanto, Standard and Poor’s mette in guardia dal “rischio di una viziosa spirale deflazionistica” in Grecia, Belgio, Spagna e Italia, dove la bassa inflazione, o la deflazione, “potrebbe portare a una propensione al risparmio ancora più alta”. L’economia della zona euro, prosegue S&P, è ancora nel bel mezzo della crisi e “potrebbe entrare in una fase persistente di crescita debole a causa del calo della leva finanziaria e dell’economia globale che rallenta”. Secondo l’agenzia, “la politica monetaria può aiutare a stabilizzare le economie nel breve termine, ma può essere controproducente nel lungo termine se porta la politica ad abbassare la guardia”.
Nel bollettino di ottobre Bankitalia ha commentato positivamente la decisione del governo di rinviare al 2017 il pareggio di bilancio. Scelte, quelle dell’esecutivo, motivate dall’”eccezionale durata e profondità della recessione”. “Secondo nostre valutazioni – prosegue Bankitalia -, nel terzo trimestre il Pil avrebbe segnato una nuova, lieve flessione” dovuta al calo degli investimenti e dell’export. Migliorano i consumi delle famiglie, aggiunge la Banca presieduta da Ignazio Visco, ma non basta. E’ essenziale “il recupero della domanda interna” e il riavvio degli investimenti pubblici e privati. Pertanto, ai fini della ripresa, risulta decisivo il contributo delle politiche di bilancio “nel determinare, in tutta l’area dell’euro, condizioni macroeconomiche più favorevoli, attraverso lo sfruttamento dei margini di manovra delle politiche nazionali e azioni incisive a livello comunitario”.