Obiettivi ambiziosi e qualche decisione al ribasso. I capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo unanime sul nuovo pacchetto clima-energia per il 2030. Il pacchetto verrà presentato nel dicembre 2015 alla conferenza sul Clima che si terrà a Parigi. “Buone notizie per il clima, per la salute dei cittadini, per i lavori sostenibili e per i colloqui in vista di Parigi 2015” ha twittato il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy.
Le cifre proposte a gennaio dalla Commissione europea sono state confermate: riduzione obbligatoria delle emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Confermato l’impegno ad aumentare al 27 per cento (sul consumo totale dell’Unione) la quota di energia ricavata da fonti rinnovabili: non ci sono però obiettivi per le singole nazioni.
Soddisfatto Barroso, secondo il quale si è trattato di una decisione “molto attesa all’Onu e dal suo segretario generale Ban Ki-moon, come esempio per le altre economie del mondo. L’Ue resta saldamente leader mondiale delle politiche contro il cambiamento climatico”. Meno entusiaste però si sono dette le associazioni ambientaliste, secondo le quali l’Ue fa poco per salvaguardare il clima del pianeta.
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Sull’efficienza energetica è stato fatto un parziale passo indietro: la Commissione aveva indicato al 30 per cento l’obiettivo dell’aumento del risparmio energetico, l’asticella è stata abbassata al 27 e sarà solo indicativa, non vincolante. “Questi obiettivi saranno raggiunti nel pieno rispetto della libertà degli stati membri di decidere il loro mix energetico. Non saranno tradotti in obiettivi vincolanti a livello nazionale” si legge nel comunicato ufficiale.
Nel pacchetto è contenuto anche l’impegno a portare al 10 per cento entro il 2020 e al 15 entro il 2030 il coefficiente di interconnettività per l’energia elettrica, vale a dire la quota scambiata fra i mercati elettrici nazionali attraverso le interconnessioni alle frontiere.
A spingere per questa clausola sono stati soprattutto Spagna e Portogallo, dove le interconnessioni alle frontiere sono ancora deboli anche a causa della loro collocazione geografica. Anche in questo caso si tratta di un obiettivo non vincolante, però. L’Unione avrà il compito di studiare le forme di sostegno, anche finanziario, utili a incrementare le interconnessioni, ha spiegato Van Rompuy.
I paesi dell’est Europa, ancora molto dipendenti dal carbone, sono riusciti a ottenere una clausola di revisione: gli accordi potranno essere rivisti dopo i negoziati del 2015, nel caso paesi come l’India, gli Stati Uniti o la Cina non si impegnino a raggiungere gli stessi obiettivi. Ma Van Rompuy assicura che l’Europa non scenderà sotto le soglie concordate.
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