Le elezioni parlamentari che si terranno in Ucraina il prossimo 26 ottobre non riguarderanno solo il destino di Kiev. Il futuro dell’Ucraina avrà un forte impatto sul futuro della Russia e il futuro della Russia deciderà quello di una parte considerevole dell’Europa.
Fino a qualche decennio fa Russia e Ucraina camminavano appaiate: dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, quando l’Ucraina si fece indipendente, molti analisti ritennero che Kiev avrebbe fatto meglio di Mosca negli anni a venire. Le cose sono andate diversamente.
La Russia, nel primo decennio del nuovo secolo, ha raccolto i benefici della privatizzazione dell’obsoleto settore degli idrocarburi avvenuta negli anni ’90. L’Ucraina, invece, si è trasformata in una repubblica corrotta e clientelare rimanendo indietro rispetto agli altri paesi dell’ex blocco sovietico. Al momento dell’indipendenza l’Ucraina aveva lo stesso PIL pro capite della Polonia: oggi quello di Varsavia è tre volte maggiore.
La “rivoluzione arancione” del 2004 ha rappresentato la grande speranza di una riforma per gli ucraini: ai festeggiamenti Putin non era stato invitato. Tuttavia anche in quell’occasione il paese rimase bloccato a causa delle lotte politiche tra i vari leader. E anche l’Occidente rimase ancora lontano da Kiev. Il Presidente russo si vendicherà dello smacco ricevuto nel 2004 giusto 6 anni dopo con la vittoria di Viktor Yanukovich.
I tempi sono cambiati rapidamente: l’Ucraina, almeno una sua parte, ha creduto fino in fondo al processo di integrazione europea. Il Cremlino, pronto per lanciare l’Unione Doganale Euroasiatica, sta lottando strenuamente per tenere Kiev nella sua orbita.
Questo è lo spigoloso scenario sotteso alle votazioni che, comunque, consegneranno all’Ucraina il primo Parlamento in maggioranza filo-occidentale, anche se con diverse gradazioni, della sua storia.
A Mosca si accontenteranno di veder vincere Poroschenko, vero e proprio “gattopardo” della politica ucraina oltre che sostenitore di una linea moderata verso i potenti vicini. Starà al Capo dello Stato decidere quanto concedere ai nazionalisti anti-russi, in particolare se ci fosse bisogno di formare una coalizione di governo, e dunque quale grado di rappresaglia attendersi da Putin.
Comunque andranno le elezioni, gli ucraini si ritroveranno presto ancora più poveri. Secondo l’Accademia delle scienze ucraina oltre il 40 per cento degli ucraini ritiene di essere al di sotto della soglia di povertà, a fine 2014 il reddito reale diminuirà presumibilmente del 20%.
Un paese che versa in una tale situazione economica, con una guerra civile a bassa intensità in corso, nel quale spesso si deve ricorrere al manganello per mantenere l’ordine pubblico ma anche quello politico, non sembra adatto alla nascita di una democrazia forte.
Al contrario l’Ucraina potrebbe indebolirsi ancora più di adesso diventando la preda non solo delle oligarchie che la governano sotto Poroschenko, così come la governavano sotto Yanukovich, ma anche del revanscismo russo che ha sempre compensato le difficoltà interne attraverso un’aggressiva politica estera.