La lite in diretta tv tra Serracchiani e Bindi, le parole del finanziere Davide Serra alla Leopolda, il botta e risposta a distanza tra Camusso e Renzi. Ieri il Pd si è diviso in due. Da una parte, alla stazione di Firenze, la corrente governativa e renziana del partito, dall’altra, a Roma, la minoranza Dem in piazza con la Cgil. Il giorno dopo si tenta di ricucire. “Spero in un dialogo da parte del premier – spiega Stefano Fassina, tra i partecipanti alla manifestazione sindacale – altrimenti dimostrerebbe di avere un progetto di collocazione del Pd su un ambito moderato. Cambia la piattaforma politica per occupare uno spazio libero a destra”. Sulle due piazze, quella della Cgil e quella della Leopolda, Fassina avverte: “Chi ha le maggiori responsabilità deve evitare che le due piazze siano contraddittorie. Se invece questa piazza viene assunta come un rito burocratico a cui si contrappone il giovanilismo e i fuochi d’artificio dei finanzieri d’assalto, o degli imprenditori alla moda, diventa complicato”.
“Si può pure discutere se il Pd dev’esserci o no in piazza, ognuno fa quello che gli appare più giusto. Ma forse un pò di contraddizione rispetto alla partecipazione c’è. In questo momento non c’è bisogno di tensioni sociali perchè le conseguenze si fanno sentire sulle famiglie italiane” afferma invece a Repubblica il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che però nega che esistano due partiti distinti: “No, c’è un Pd. Anzi, c’è il Pd che ha avuto il grande risultato elettorale del 40,8% e che contiene diverse sensibilità. Si tratta di condurre queste sensibilità ad una sintesi unica”. Guerini non vede nemmeno il rischio scissione: “È una parola che non ha cittadinanza. Parliamo di un partito che in questo anno ha vinto tutto. E con l’ingresso di Migliore parliamo di allargamento del Pd. Lo dico con una battuta: è molto più utile una piccola minoranza in un grande partito anzichè un piccolo partito”.