l’Africa del futuro tra Cina e Dubai: i casi di Kenya e Tanzania
Come sarà l’Africa del futuro? Un continente che, grazie alla crescita economica dirompente di questi anni, si sarà finalmente affrancato da povertà, miseria, guerre e dittature? Oppure diventerà una regione come lo sono oggi gli emirati del Golfo o alcuni paesi arabi: ricchissimi, islamizzati e governati da oligarchie? Oppure, dopo le fiammate della crescita economica, resterà l’Africa di sempre?
Naturalmente non c’è una risposta univoca, la realtà è sempre complessa. Di certo c’è che l’Africa però sta cambiando. Di seguito vi propongo due notizie, dal Kenya e dalla Tanzania, che dovrebbero far riflettere.
Un gruppo composto da circa un centinaio di investitori cinesi sta pianificando la costruzione di una nuova città con grattacieli e infrastrutture all’avanguardia ad un costo stimato di 540 milioni di euro, ad una trentina di chilometri dalla capitale del Kenya, Nairobi, nei pressi di Machakos. Lo ha scritto il quotidiano “Daily Nation”, specificando che i colloqui con le autorità sarebbero già in una fase avanzata e che i lavori potrebbero cominciare prima della fine dell’anno. Definita dai media che riportano la notizia come “la nuova Dubai 2.0”, la futura città sarà sviluppata come una zona economica che ospiterà le sedi delle principali società cinesi che operano in Africa orientale e si propone di diventare il principale centro d’affari tra Cina ed Africa. Uno studio di architetti cinesi avrebbe già realizzato un progetto che vede la realizzazione di almeno 20 grattacieli e numerosi centri commerciali, fieristici e congressuali. Non è nota la durata prevista dei lavori, ma l’annuncio dell’inizio del progetto dovrebbe essere dato nel corso della prossima visita ufficiale del primo ministro cinese Li Keqiang in Kenya, prevista all’inizio del mese prossimo.
Il presidente della Tanzania ha affermato che il suo paese ha l’ambizione di diventare un crocevia per le economie in fase di sviluppo nella regione, come ad esempio l’Uganda e il Malawi, privi di sbocco verso il mare. Per questo motivo i prossimi obiettivi di sviluppo saranno di incrementare del 40% il volume di transito di merci nel porto di Dar es Salaam nel 2015 e l’espansione della rete dei trasporti della Tanzania, che ambisce a diventare un hub regionale attraverso il quale transiteranno beni da e verso i paesi limitrofi. “Se investiremo nelle infrastrutture logistiche e creeremo un ambiente facilitato, potremo trasformare Dar es Salaam in una sorta di Dubai” – ha detto il presidente, che ha inoltre annunciato la nascita di una zona economica speciale e una rete ferroviaria.
Insomma, grandi progetti, grande afflusso di denaro, nuovi rapporti diplomatici, commerciali ed economici con potenze emergenti…tutto vero. Ma basta guardare l’Africa un po’ più nel suo complesso per capire che questi progetti e questi obiettivi sono tutt’altro che facili da raggiungere. Centrafrica, Sud Sudan, le turbolenze del Grande Congo e della Regione dei Grandi Laghi rappresentano ancora grossi ostacoli. Come pure lo sono i presidenti e le èlite al potere inamovibili in quasi tutti i paesi del continente e società civili ancora schiacciate dalla repressione e dalle dittature.
L’Africa del futuro, insomma, è ancora tutta da disegnare e, forse, gli africani, che in tutti questi progetti sono assenti, vorranno dire la loro.
Raffaele Masto