Un’affluenza alle urne tutto sommato vicina alle attese e un risultato che sarà quasi certamente altrettanto in linea con le previsioni. Ma soprattutto un voto che si è svolto senza disordini: ieri la Tunisia è andata alle urne per rinnovare il Parlamento e lo ha fatto sotto gli occhi attenti di un mondo desideroso di capire cosa resta delle Primavere arabe.
Ha votato oltre il 60 per cento degli aventi diritto. Secondo i primi exit poll, il partito laico Nidaa Tounes avrebbe ottenuto il 37 per cento dei voti. Il partito islamico di Ennhadha avrebbe raggiunto il 26 per cento. Staccati gli altri: Front populaire al 5,4 per cento, l’Upl al 4,8, e Afek Tounes al 2,8.
In ogni caso, la prospettiva di un governo di unità nazionale è molto concreta. La Commissione elettorale dovrebbe rendere noti i risultati entro mercoledì.
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Non c’è stato nessun incidente, nonostante la minaccia di attentati che aveva accompagnato la vigilia del voto: il governo ha dispiegato in giro per il paese 80mila tra soldati e agenti di polizia.
Per gli osservatori dell’Unione europea, il voto si è svolto “in modo soddisfacente”. Per Il primo ministro Mehdi Jomaa, quella di ieri è stata una “giornata storica”. Dagli Stati Uniti, Barack Obama ha parlato di “un’importante pietra miliare nella storica transizione politica del paese. L’esempio della Tunisia ricorda che il dialogo, la costruzione del consenso, il pluralismo politico e l’assemblea pacifica aiutano a formare il fondamento della democrazia”.
In Tunisia si votava per eleggere i 217 membri del nuovo Parlamento ma anche per capire lo stato di salute di un paese che poco più di tre anni fa è stato attraversato dal vento della Primavera araba. La transizione verso la pacificazione democratica ha vissuto tappe complicate: dall’aumento della violenza islamista agli omicidi politici. A questo si è aggiunta la fragilità economica del paese, producendo come risultato una diffusa disillusione.
Per questo il mondo guarda alla Tunisia. “Se la transizione del paese verso la democrazia andrà avanti, si tratterebbe di un segnale forte che la democrazia può mettere radici anche nel mondo arabo” ha dichiarato Anthony Dworkin, del European Council on Foreign Relations, come ricordato dalla CNN: “La Tunisia è l’unico paese dove le aspirazioni della Primavera araba possono ancora essere soddisfatte in un prossimo futuro”.
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