Rosy Bindi non demorde. L’ex presidente del Pd non si rassegna a perdere il “suo” partito. Ieri Matteo Renzi l’ha sbertucciata alla Leopolda fiorentina attaccandola pubblicamente. In un’intervista alla Stampa, Bindi replica per le rime al premier. “Il mio partito non può diventare il partito di Serra e dire no alla piazza di sabato. Se è così, si sbaglia e si aprono praterie a sinistra, perchè nel Pd molti si sentono più vicini alle ragioni di Landini che a Serra“.
“Il rischio non è il Pd di D’Alema, ma quello di Serra. Ho riconosciuto a Renzi – continua Bindi – di aver saputo interrompere il continuismo Pci-Pds-Ds. Ma anche il partito a vocazione maggioritaria non esce dai confini di centrosinistra”. Rischio scissione? “Scissione non è la parola giusta: è evidente che di fronte allo svuotamento, alla mutazione genetica di un progetto, si riaprono partite nel panorama politico. La piazza di sabato che tipo di rappresentanza troverà se il Pd è quello di Serra?”. Bindi torna sulle sue parole sulla Leopolda, da lei definita imbarazzante: “trovo imbarazzante – dice l’ex presidente Pd – che la classe dirigente del Pd fosse da un’altra parte rispetto al Pd, a fare una manifestazione finita su tutti i media quando in un anno non ne ha mai organizzata una di partito che avesse la stessa risonanza e le stesse possibilità di confronto. Perchè si va alla Leopolda a elaborare il progetto per l’Italia? Perchè Renzi prima occupa una casa e poi la svuota?”. E alla domanda su quale sia, a suo avviso, il motivo Bindi dice: “la risposta che mi do è che ci sia un altro progetto in campo: come molti hanno detto, questo è il partito della nazione“.