Jobs Act, Renzi: “Vogliamo tenere aperte le fabbriche, non occuparle”
La “guerra fredda” all’interno del Partito democratico si arricchisce di una nuova puntata. Quella relativa al Jobs Act, che presto approderà alla Camera. Il testo, sul quale è stata votata la fiducia al Senato qualche settimana fa e che per ora non è altro che una delega in bianco, potrebbe sancire la definitiva rottura tra le diverse anime del Pd.
Sul settimanale Oggi, il premier è tornato ad attaccare il sindacato, in special modo la Cgil, che ha minacciato lo sciopero: “Vogliamo tenere aperte le fabbriche e non occuparle, perché l’occupazione di cui hanno bisogno i nostri lavoratori non è quella che minaccia il sindacato”.
Uno dei leader della minoranza, l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, avverte il premier: “Come presidente della commissione Lavoro sto esaminando il testo della delega. Faremo le audizioni, ci sarà la discussione generale, la presentazione degli emendamenti e li voteremo. Solo allora capiremo se l’esecutivo deciderà di mettere la fiducia” anche a Montecitorio (in otto mesi il ricorso alla ‘blindatura’ è stato attuato già 24 volte).
“Spero che non si metta – prosegue -. Il problema è su quale testo si mette la fiducia. Se si mette su un tema che non condivido, si apre un grosso problema. Ho chiesto al presidente del Consiglio di avere fiducia nel dibattito parlamentare. Mi auguro – ha aggiunto – che quel che si è deciso nella direzione del Pd a larga maggioranza sull’articolo 18 faccia parte della legge delega, cioè che i licenziamenti vengano tutelati in modo che sia chiaro che i contenuti di protezione rimangono”.
A fianco del premier si schiera l’ex civatiano Filippo Taddei: “Da molti anni – dice – bisogna mettere il Paese al servizio dei lavoratori. Per questo la legge di Stabilità taglia le tasse per creare lavoro e la legge delega favorisce il lavoro stabile per creare competenze e capitale umano: quello che manca e quello che serve”.