Se la manovra vuoi fare, i Conti in ordine a Bruxelles devi portare. E’ questo il complicato paradigma delle Manovre economiche finanziarie, oggi Leggi di Stabilità, che i vari paesi membri devono rispettare. Una prova generale con l’Unione Europea. Specialmente per quei paesi che si sono rivelati arretrati economicamente ed industrialmente. Pur restando nel G8, l’Italia risulta essere fanalino di coda dell’Europa occidentale. E così i suoi conti sono monitorati specialmente.
L’abolizione di un terzo dell’Irap era nelle idee governative da tempo, è noto. Ma per ridurre l’imposta sulle attività produttive, Padoan deve risparmiare da altre parti. Ecco perché in prospettiva svuoterà il “fondo per la riduzione della pressione fiscale”. 3,3 miliardi l’importo totale, a fronte di 5,6 miliardi di minori entrate. Mancano oltre due miliardi, tuttavia: ecco che uno di questi due sarà reperito attraverso una manovra sul co-finanziamento europeo. L’ultima parte deriverà dall’allargamento del cosiddetto “reverse charge” (un meccanismo che porta l’Iva ad essere pagata dall’acquirente, non dal venditore) a certi settori del commercio al dettaglio.
PADOAN: MANOVRA IN DEFICIT
La Legge di Stabilità, in definitiva, sarà finanziata in deficit per un ammontare di sette miliardi circa. Una scelta coraggiosa quella di Renzi e di Padoan, in piena controtendenza col passato di rigore che ha caratterizzato l’Unione Europea. Tuttavia la situazione economica nostrana mostra delle crepe irriducibili, almeno nel breve periodo: la produzione industriale è crollata del 25% e più, la disoccupazione è cresciuta vertiginosamente, mentre consumi ed investimenti sono scesi verticalmente. In quest’ottica di recessione si interseca la deflazione, altra drammatica situazione dell’economia reale italiana. Per questo il ‘fiscal compact’ è stato dilazionato nel tempo e la manovra Padoan sarà possibile organizzarla parzialmente in deficit.
Dall’altro lato, quello privatizzazioni, l’Italia va a rilento: la cessione di quote di Fincantieri ha dato la possibilità di incamerare all’erario meno di quanto immaginato, le privatizzazioni di uffici pubblici, poi, non ci sono. Ed anche la quotazione del 40% di Poste Italiane è saltata. Tutto nell’ottica secondo la quale le riforme vanno fatte il prima possibile, per risolvere i problemi strutturali del paese.
KATAINEN: POSSIBILI PROCEDURE IN FUTURO
Il Commissario all’economia e vicepresidente Jirky Katainen predica però pudenza: “L’Italia sta facendo cambiamenti importanti, ora bisogna vedere se saranno attuati. Il fatto che non abbia riscontrato serie deviazioni dalle regole del Patto, non significa che i piani lo rispettano appieno, non pregiudica la nostra analisi finale e non esclude che la Commissione possa adottare procedure nell’ambito del Patto”.