Domani il Def, il Documento economico e finanziario arriverà in Consiglio dei Ministri. Intanto le Camere hanno approvato le risoluzioni di maggioranza sul Documento di finanza pubblica e lo slittamento del pareggio al 2016.
La bozza del decreto, a cui stanno lavorando il premier Renzi, il Ministro dell’Economia Padoan e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, è ancora in via di definizione. Nella sintesi – proposta stamani dal Sole24Ore – si individuano misure, in parte, diverse da quelle annunciate in conferenza stampa dal tandem Renzi-Padoan e voci di copertura variate rispetto a quelle precedentemente previste.
Un cambio di marcia, quello a cui il premier sta lavorando in queste ore. Confermati gli ottanta euro in più in busta paga ai redditi inferiori ai 1500euro, a cui si aggiungono però altri provvedimenti. Gli sgravi Irpef interesseranno anche i cosiddetti “incapienti”, ovvero i cittadini che non pagano le tasse e che hanno un reddito annuo inferiore agli ottomila euro lordi. Per loro il governo sta studiando un mini-bonus di 40-50 euro al mese. Sconti, quelli sul fronte Irpef, che l’esecutivo conta di finanziare con risorse diverse da quelle annunciate a margine dell’approvazione del Def lo scorso 8 Aprile.
Confermate le coperture provenienti dalla spending review. A finanziare in parte la manovra, però, saranno anche gli stessi contribuenti: gli italiani che guadagnano più di 55mila euro all’anno, beneficiando del taglio delle spese detraibili e degli sconti per i lavoratori dipendenti (taglio del 5-6% degli oneri sociali a carico del lavoratore), contribuiranno al bonus per le fasce più povere. Una misura, questa, con cui Renzi ipotizza di intervenire su una fascia di reddito molto ampia. Lo “sconto massimo” interesserà la fascia di reddito intorno ai 1200-1300 euro mensili. Un’inversione di rotta, dunque, con cui il premier intende intervenire sulle fasce più povere, attraverso un ritrovato equilibrio tra chi ha di più e chi ha di meno.
Nodo fondamentale resta quello delle coperture. La revisione della spesa stimata dal commissario Cottarelli vale 4,2 miliardi di euro. Una misura strutturale, che interesserà l’azione del governo anche nel prossimo biennio ma che, da sola, non è sufficiente a finanziare il Def di quest’anno. Confermato 1 miliardo dall’aumento della tassazione per le banche sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Taglio agli stipendi dei super-manager della pubblica amministrazione. Le categorie interessate saranno quelle della tv pubblica, la Rai, magistrati, ambasciatori e prefetti. Nessun intervento, invece, nel settore privato, per evitare lo stop della Corte Costituzionale sul fronte della disparità di trattamento. Quattro, ad esempio, le fasce d’intervento – scrive il Corriere – per i dirigenti Rai: tetto di 239mila euro ai super manager. 190mila per i capi dipartimento. 120mila il tetto per i dirigenti in prima fascia e 80mila per quelli in seconda. Revisione delle spese militari, con la questione degli F35 ancora sul tavolo del governo. A copertura del taglio Irpef anche la tassazione sulle rendite finanziarie. Rimandato, invece, il taglio dell’Irap. Altri soldi arriveranno, invece, dai tagli alla sanità e dai risparmi sui beni e servizi. Senza dimenticare che a “stringere la cinghia” saranno anche i palazzi del potere: i budget della Corte Costituzionale, del Quirinale e di Camera e Senato saranno drasticamente ridotti. Un “giro di vite” su cui, per il momento, resta a guardare anche l’Unione Europea. Bruxelles, infatti, aspetta di conoscere la versione definitiva del Def per concedere all’Italia maggiore flessibilità e sconti fiscali per il 2015.
Carmela Adinolfi