Martedì scorso centinaia di migliaia di persone hanno manifestato a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, contro la decisione del governo di modificare la Costituzione e permettere all’attuale presidente Blaise Compaoré – al potere da 27 anni – di presentarsi per un nuovo mandato alle elezioni che si svolgeranno nel 2015. È un film già visto.
Uno sta al potere per quasi trent’anni e non se ne vuole andare. Inoltre il curriculum di questo personaggio non brilla per trasparenza, onestà, pulizia e lealtà. Sul suo capo pesa il terribile sospetto di avere contribuito ad uccidere, su mandato della Francia, Thomas Sankara, suo compagno d’armi con il quale nel 1983 fece un colpo di stato in Burkina faso.
Il nome di questo personaggio è Blaise Compaorè. È rispettato, riconosciuto e sostenuto dall’Europa, soprattutto dalla Francia, ma anche dall’Italia che lo considera un caposaldo della diplomazia regionale.
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Blaise Compaoré ha modificato la Costituzione del Burkina Faso già due volte (nel 1997 e nel 2000) per poter partecipare alle elezioni ed è stato coinvolto più volte in vicende poco chiare: oltre al caso dell’assassinio di Sankara, si è parlato di un suo coinvolgimento nell’omicidio di altri due leader rivoluzionari che si opponevano al regime e alcune inchieste lo vedono coinvolto in traffici di armi.
Sul piano diplomatico può vantare amicizie che in passato gli hanno creato qualche problema: quella con Muammar Gheddafi e quello con il liberiano Charles Taylor.
Ora il suo potere vacilla, non tanto per il milione di oppositori in piazza ma perché ormai anche all’interno del suo partito e del suo entourage in molti hanno opportunisticamente deciso di passare dall’altra parte.
Europa, Francia, e alcune potenze regionali non hanno un successore e quindi, per il momento, lo mantengono al suo posto. Ma è ormai un personaggio anacronistico: in Burkina Faso il sessanta per cento della popolazione ha meno di 25 anni e ha sempre visto lui a capo di tutto ciò che conta nel paese. Non ne possono più.
C’è da stare certi che la repressione finirà per tacitare la piazza ma che la fine di Blaise Compaorè, presto o tardi (più presto che tardi) arriverà.
Immagine in evidenza: photo by CIDSE – together for global justice – CC BY 2.0