Istat, nel 2013 è calato il rischio di povertà ed esclusione sociale
La crisi continua, ma la luce in fondo al tunnel non è così lontana. Lo riferisce l’Istat che, nel 2013, ha rilevato una diminuzione del rischio di povertà ed esclusione sociale rispetto al 2012. Un dato positivo, che fa allontanare la paura di diventare poveri, nonostante la situazione economica ancora difficile.
IL 28,4% DEGLI ITALIANI È A RISCHIO – Secondo i dati dell’Istat, il 28,4% degli italiani è a rischio povertà, con una flessione dell’1,5% rispetto all’anno scorso.
Un calo, quello rilevato nel 2013, resosi possibile grazie alla compressione di quasi 3 punti delle situazioni di “grave deprivazione materiale”. Resta stabile, invece, il “rischio povertà” calcolato sulla base del reddito, mentre aumenta di 0,7 punti la “bassa intensità di lavoro”.
IL SUD FATICA ANCORA – Il maggior calo del rischio di povertà ed esclusione sociale si registra al Centro e nel Nord Italia, dove l’indicatore diminuisce rispettivamente del 7,7% e del 5,9%. Il Sud resta ancora il fanalino di coda, perché la flessione è ammontata al 3,7%.
Detto altrimenti, anche il Mezzogiorno può tirare un sospiro di sollievo, pur tenendo presente che qui il rischio di diventare poveri è palpabile, dato che l’indicatore tocca quota 46,2%.
IL PROFILO DELL’ITALIANO POVERO MEDIO – Oltre che meridionale, l’italiano povero medio vive in una famiglia numerosa, con un solo precettore, con fonti di reddito provenienti da pensioni, altri trasferimenti o non legati all’attività lavorativa. A patire la povertà, poi, sono in maniera maggiore i lavoratori autonomi (30,3%) rispetto ai dipendenti (22,0%).
Diminuisce il rischio, invece, per gli anziani soli (-5,8%), i monogenitori (-3,4%), le coppie con un unico figlio (-2,6%) e le famiglie con un minore (-2,3%) o un anziano a carico (-3,4%).
REDDITI, 1 ITALIANO SU 2 VIVE CON MENO DI 2.000 EURO AL MESE – Valori, quelli rilevati dall’Istat sulla povertà, che trovano un riscontro anche nel reddito netto medio del 2012. Due anni fa, infatti, solo la metà delle famiglie italiane ha avuto a disposizione 2.000 euro al mese per vivere, con una situazione più difficile, ancora una volta, nel Sud e nelle Isole. Qui il 50% della popolazione poteva contare su un reddito mensile di 1.600 euro circa, ben lontani dal valore medio italiano.