“Io futuro candidato premier per il centrodestra? Può essere, io non vedo l’ora di sfidare Renzi, anche se lui oggi partirebbe da favorito. Domani però le cose potrebbero essere diverse”. Guarda in alto Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, ai microfoni della trasmissione radiofonica ‘Un giorno da pecora’, su Rai Radio2. Già, perché la leadership di Matteo Renzi sembra non scalfibile in questo momento, e il 40,8% resta nell’immaginario collettivo una percentuale troppo al di sopra delle forze politiche esistenti.
Una coalizione è l’unica via per cercare di rompere il consenso renziano. A questo va unita la necessità di un declino dell’ex sindaco fiorentino, sebbene adesso non sembri proprio il momento. Anzi, le iniziative poste in essere dal Governo (Tfr in busta paga, 730 precompilato, Jobs Act, nuova architettura costituzionale e via dicendo) trovano un feedback positivo nella popolazione. Tuttavia, prima di come agire, bisogna capire chi agirà: il Partito Democratico, vista la forza sprigionata dal segretario/premier, molto probabilmente, andrà da solo alle prossime elezioni politiche (le quali si potrebbero tenere molto presto, non quindi nel febbraio 2018). Il Pd di Renzi è già fortemente diviso tra chi fa quadrato attorno all’ex rottamatore fiorentino e chi, come D’Alema, Bersani, Cupero, Fassina ed altri ancora, si pongono a sinistra dell’organizzazione. Anche per questo il Pd andrà in solitaria.
Nel centrodestra, invece, le acque sono agitate. Nuovo Centrodestra molto probabilmente costituirà un polo più centrista che di destra, grazie alla vicinanza dell’Udc di Casini, a Fli di Fini e Scelta Civica dei montiani. Un polo che comunque avrà serie difficoltà a sorpassare la quota necessaria per avere rappresentanza a Montecitorio e Palazzo Madama. E se per il Movimento 5 Stelle si riprofila una nuova camminata in solitaria ma non felice, almeno per risultati elettorali, come nel febbraio dell’anno scorso, il centrodestra può rappresentare la vera e propria alternativa a Renzi. Come Berlusconi ha annunciato, la coalizione sarà formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Destra, quindi. Abbastanza coesi, per altro. Sono l’ex destra della Casa della Libertà, si conoscono da tempo ormai. Ma è sulla leadership che si consumerà una vera e propria battaglia. Da una parte vi sono le parole di Salvini, sopra citate. La base leghista si sa essere favorevole ad un leader padano (“Bobo – Maroni, ndr – premier”, chiedevano a Pontida i leghisti nel 2011, in pieno collasso del Governo Berlusconi IV). Ma c’è anche Giorgia Meloni, donna e giovane, che potrebbe essere spendibile per il ruolo di candidata premier. A meno che non risponda positivamente alle sirene romane, come candidata sindaco della capitale, vista l’immensa difficoltà in cui versa la Giunta Marino, testimoniato da un sondaggio choc sull’attività dell’esecutivo capitolino. E poi c’è lui, il solito, perpetuo, intramontabile Berlusconi. E’ ormai tornato in campo e giura che alle elezioni del 2018 si candiderà. Che Renzi stia cercando di abbreviare la durata della legislatura per non permettere all’ex Cavaliere di presentarsi? Altro che Patto del Nazareno.
Daniele Errera