La direzione regionale veneta del Partito Democratico, in vista della sfida della prossima primavera contro il governatore uscente Luca Zaia, decide di cambiare strategia rispetto a quanto emerso dopo l’ultimo vertice romano del partito, ed affidarsi alle primarie anziché scegliere direttamente Alessandra Moretti come candidato unico. La decisione è stata sicuramente difficile considerando il recente flop delle primarie in Emilia Romagnia, dove si era registrato un controproducente crollo di partecipazione, spettro che preoccupava maggiormente l’entourage della Moretti rispetto ad una poco probabile sconfitta nelle urne.
Ma a fare da contraltare all’esito nefasto delle primarie regionali emiliane vi era sicuramente il ricordo del 2010 quando la scelta del partito di candidare il segretario Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi decretò una sonora sconfitta del PD proprio contro Zaia, che ottenne il 60% dei voti. Le primarie all’epoca avrebbero forse potuto cambiare l’esito delle elezioni, portando probabilmente alla candidatura della senatrice Laura Puppato, all’epoca uno dei pochi sindaci di centro sinistra in una terra che tradizionalmente vota per la Lega Nord. La stessa Puppato infatti nei giorni scorsi aveva commentato così l’ipotesi della candidatura unica della Moretti: «un incubo che ritorna». Le primarie sono state quindi ritenute una scelta necessaria per fornire al futuro candidato democratico un’adeguata legittimazione popolare anche se non sono mancate a tal proposito le voci contrarie. L’ex parlamentare PD Laura Fincato infatti ha dichiarato:
«Trovo inspiegabile questa decisione, sono delusa. Le primarie restano un elemento costitutivo del Pd e uno strumento di partecipazione. Quando servono sono indispensabili. Ma se non servono sono controproducenti o, al limite, inutili». Alessandra Moretti invece ha espresso soddisfazione per la scelta della direzione PD, spiegando così la propria discesa in campo: «Davanti al rischio di vedere il Pd veneto spaccarsi intorno a questa scelta, ho deciso di rompere gli indugi e chiedere alla direzione regionale di indire le primarie e fissare una data che sia entro la fine di novembre».
La Moretti confessa poi di essere stata contattata anche dal segretario regionale veneto Roger De Menech: «che mi ha chiesto la disponibilità a scendere in campo; inoltre devo tener conto dei molteplici appelli in tal senso che mi sono giunti in questi giorni anche da Roma, dal Pd nazionale, dagli amministratori e dai politici locali, così come dai circoli veneti. Mi chiedono tutti di esserci e sento dunque il dovere di assumere questa responsabilità: non mi sono mai tirata indietro, nella mia storia politica, e non lo farò di certo questa volta in cui c’è in ballo il futuro della mia terra».
Tuttavia la Moretti ha spinto affinché si anticipassero i tempi delle primarie, che sono state quindi spostate dal 14 dicembre al 30 novembre, scelta che ha tuttavia provocato il malumore della sua avversaria alle primarie, Simonetta Rubinato: «L’anticipo ci lascia però perplessi perché pensiamo che lasciare soli 13 giorni, cioè dal 17 data della presentazione delle firme a sostegno della candidatura al 30 giorno della votazione, ai candidati in corsa per confrontarsi sui programmi non consenta di favorire quell’ ampia partecipazione degli elettori che noi auspichiamo, vista l’importanza della posta in gioco».