Ucraina: il voto dei separatisti
Domenica si sono tenute le elezioni per il governo e il parlamento delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Le regioni dell’Ucraina sudorientale hanno decisamente sostenuto la leadership separatista determinando così una dura risposta delle autorità di Kiev e l’acuirsi delle tensioni tra la Russia e l’Occidente.
Proprio il ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere in una nota che “il voto si è svolto in modo ordinato e l’affluenza alle urne è stata alta”. Sempre nel comunicato del ministero russo si legge: “rispettiamo l’espressione della volontà dei residenti dell’Ucraina dell’est: i rappresentanti eletti hanno ricevuto il mandato per riportare alla normalità la situazione nelle regioni”. “Tenuto conto dei risultati” bisognerà impegnarsi “per sviluppare un dialogo stabile tra le autorità ucraine e quelle del Dombas in linea con gli accordi di Minsk”.
Sergey Kozyakov, capo della Commissione elettorale della Repubblica di Luhansk, nella sua conferenza stampa ha annunciato che, dopo lo spoglio del 100% delle schede, il partito Luganshchine Mir (Pace per Luhansk) aveva raccolto il 69,2% dei voti mentre le preferenze per il suo leader Igor Plotnitsky, già capo ad interim della regione, si sono attestate al 63,8%.
Nella Repubblica di Donetsk il voto è stato ancora più netto: il primo ministro regionale ad interim Aleksandr Zacharenko ha ricevuto quasi 760mila voti, il secondo classificato poco più di 110mila. Il partito di Zacharenko, in corsa per la formazione dell’assemblea locale, ha superato le 662mila preferenze.
Il Presidente della Repubblica Petro Poroschenko ha già assicurato che al voto nell’Est si risponderà “in maniera adeguata” perché “il protocollo Minsk prevede la possibilità di elezioni anticipate locali in alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk esclusivamente sulla base delle leggi dell’Ucraina. La flagrante violazione degli accordi internazionali sta minacciando l’intero processo di pace”. Il Servizio di Sicurezza ucraino ha aperto un procedimento contro gli organizzatori delle elezioni.
Anche il nuovo capo della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, si è scagliata contro la tornata delle regioni sudorientali. “Considero il voto di oggi a Donetsk e Luhansk un nuovo ostacolo sulla via della pace – ha detto la Lady Pesc – è illegale e illegittimo e la Comunità Europea non lo riconoscerà”.