Sono scene di guerra quelle che arrivano dall’Ucraina: sono almeno 3 i morti e 13 i feriti – il bilancio conta anche 63 catturati – a Mariupol nell’est del paese, dove nella notte 300 attivisti pro-Mosca hanno assaltato la base della Guardia Nazionale, sparando e lanciando bottiglie molotov; i militari di Kiev hanno risposto all’attacco aprendo il fuoco sui manifestanti filorussi, che poco prima avevano occupato degli edifici governativi nella città sul Mar d’Azov.
Stamattina Vladimir Putin, intervistato durante una trasmissione televisiva, ha parlato di Ucraina e Crimea. Lo “zar” ha dichiarato che non c’era nessuna intenzione da parte della Russia di annettere la regione sul Mar Nero, è stata l’evoluzione della situazione ha determinare l’intervento della flotta di Sebastopoli oltre al dispiegamento, ed è la prima volta che il Presidente russo lo ammette, di forze speciali russe senza le quali le consultazioni referendarie sull’indipendenza della regione “sarebbero cadute nel caos”.
Putin, d’altra parte, ha negato che agenti “provocatori” dei servizi russi abbiano partecipato alle proteste pro-Mosca degli ultimi giorni che hanno portato all’insurrezione e alla relativa operazione anti-terrorismo da parte delle autorità di Kiev. Putin ha dichiarato a tal proposito che la Russia deve “difendere queste persone e i loro diritti, vi ricordo che il parlamento russo ha già dato l’approvazione al presidente per l’uso delle truppe russe in Ucraina, ma spero che non ce ne sarà bisogno” non escludendo, quindi, un intervento nelle regioni di Donetsk e Luhansk (che insieme alla Crimea costituiscono la “novarossiya”, la “nuova Russia”, sin dai tempi dei “veri” zar).
Sempre nell’intervista di stamattina Putin ha giocato a tutto campo senza concedere spazi alla Nato – “ci avevano promesso che dopo la riunificazione della Germania la NATO non si sarebbe espansa ulteriormente. Ma ha continuato a crescere. Quando i confini della NATO sono arrivati vicino ai nostri confini, abbiamo pensato che era necessario fare qualcosa” – e agli Usa – il “reset” dei rapporti con gli Stati Uniti, cioè la ripresa degli accordi bilaterali, è finito ben prima della crisi in Crimea e risale all’intervento in Libia – a chi gli chiede una battuta sulle elezioni ucraine di fine maggio, Putin, ha risposto che, per essere legittime, l’Ucraina dovrebbe prima dotarsi di una nuova Costituzione e poi discutere l’opzione di trasformarsi in una federazione.
Adesso si aspetta che la diplomazia batta un colpo: in questo momento i rappresentanti di Usa, Ue, Russia e Ucraina sono riuniti a Ginevra. L’obiettivo del vertice è quello di discutere la possibilità di invertire l’escalation che si è innescata nell’Est dell’Ucraina, disarmando gli attivisti filorussi che hanno occupato edifici governativi, avviando riforme costituzionali in Ucraina. I paesi occidentali chiedono anche che la Russia ritiri le truppe che ha ammassato sul confine con il territorio di Kiev. La delegazione ucraina intende presentare proposte di riforma tese a soddisfare le richiese della consistente minoranza russa ed allo stesso tempo presenterà prove dei legami tra i dimostranti filorussi e Mosca.
Guglielmo Sano