In un’intervista al Corriere della Sera il deputato del Partito Democratico Alfredo D’Attorre ha espresso la sua idea in merito al jobs act firmato Matteo Renzi: “Chi sbaglia è Renzi” ha dichiarato facendo riferimento allo scontro con la Cgil. “La caratteristica più felice del nostro Presidente del Consiglio era la capacità di cogliere gli umori del Paese, invece la Cgil si è fatta veicolo di una protesta sociale molto più ampia e lui non lo sta capendo. La linea della spallata per mettere fuori gioco i corpi intermedi è fallita. Ripresenteremo gli emendamenti al Jobs Act, ma è paradossale che si chieda disciplina rispetto a una decisione della direzione del Pd che non viene attuata da chi l’ha proposta”. Alla domanda su un voto di fiducia, il deputato della minoranza dem risponde: “Lavoreremo fino all’ultimo per un’intesa, le condizioni ci sono. Se così non fosse è evidente che ognuno sarà coerente e si assumerà fino in fondo le proprie responsabilità. In ogni caso, è impensabile che la delega possa essere approvata alla Camera in una versione fotocopia del Senato, non si può espropriare il Parlamento facendogli votare per due volte, con una fiducia blindata, una delega in bianco”.
Dalla parte di Renzi si schiera invece la fedelissima Debora Serracchiani, Presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria del Pd che in un’intervista al Gazzettino ribadisce quanto detto dal Presidente del Consiglio: “Il cambiamento deve avvenire su molti fronti compresi settori delicatissimi come il lavoro. Ascoltare sì, sempre: però a decidere dev’essere chi governa.Nessuno vuole il conflitto. Il sindacato può, anzi deve collaborare a risolvere il problema di tutto il Paese: creare posti di lavoro. Il dialogo in realtà non è mai venuto meno, ma con metodi e luoghi appropriati”. Per la vicesegretaria del Pd serve “un dialogo positivo, non una rottura, alla fine chi deve mettere in campo politiche efficaci per l’occupazione e le imprese è il Governo, nessun altro”.
La Serracchiani dichiara infine che la legge di Stabilità, con annesso bonus bebè e tassazione di Tfr in busta paga e fondi pensioni, punta ad una riforma espansiva del lavoro che però ha richiesto interventi finanziari su altri fronti. “Tuttavia” conclude “sono certa che l’iter parlamentare servirà ad attenuare questi contraccolpi, come ad esempio il carico fiscale sui fondi pensione”.
Erika Carpinella