Lavoro, meno proroghe per i contratti a termine. Protesta NCD

poletti

Come più volte predetto, alla fine l’emendamento del Partito Democratico, quello che faceva scendere da 8 a 5 proroghe per i contratti a termine, sempre nel periodo di tre anni, è stato approvato.

Il Decreto Lavoro, targato Poletti-Renzi, subisce, quindi, un’importante modifica. La Commissione Lavoro della Camera, presieduta dall’ex Ministro Cesare Damiano, emenda il numero di proroghe possibili per un contratto a termine. Ma non è l’unica alterazione rispetto al testo originale ad essere stata approvata: infatti a tutto questo si aggiunge il conteggio del periodo di congedo di maternità da parte delle madri per arrivare al diritto di precedenza, prodromo per l’assunzione a tempo indeterminato. Alle stesse lavoratrici è prevista la precedenza nelle assunzioni non indeterminate nell’anno successivo in mansioni già eseguite nel precedente periodo.

Le modifiche non sono però piaciute al Nuovo Centrodestra con Alfano che durante una conferenza alla Camera ha fatto sentire la sua voce: “Daremo battaglia per ripristinare il testo originario del decreto legge”.

Ma la vera e propria iniziativa sul lavoro, sulla quale Renzi ha posto la sua faccia, è il Jobs Act. Si comincia dal Senato della Repubblica attraverso della audizioni di sindacati, imprese, categorie, enti territoriali. Ed è proprio in Commissione Lavoro al Senato che si intravedono i primi screzi: l’oggetto della contesa sono le ‘dimissioni in bianco’. Come sostiene La Repubblica, “queste confluiranno nell’esame del ddl delega sul Lavoro all’esame della commissione lavoro”, esponendo la contrarietà del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia e Libertà. Quest’ultimi, nelle persone di Loredana De Petris e Giovanni Barozzino, hanno affermato come “sul tema del lavoro abbiamo assistito, ancora una volta, alla scrittura di una pagina vergognosa da parte di quelle forze politiche che, in campagna elettorale si propongono come paladini dei diritti dei lavoratori, e poi all’interno del parlamento fanno l’esatto contrario. Le ‘dimissioni in bianco’ erano state approvata dalla camera, anche con il sostegno del Pd. Evidentemente, però, nel tragitto tra Montecitorio e Palazzo Madama i colleghi piddini ci hanno ripensato e hanno preferito rinviare tutto alle calende greche, allineandosi in questo modo alle politiche del lavoro di Sacconi”, hanno concluso.

Daniele Errera