Matteo Renzi e l’ex Premier Silvio Berlusconi hanno avuto ieri un faccia a faccia di due ore a Palazzo Chigi per discutere di legge elettorale, incontro al quale ha preso parte anche il parlamentare forzista Denis Verdini. Oggi, in merito a questo argomento, c’è stato un susseguirsi di commenti da più parti politiche.
IL CENTRODESTRA
“Sarebbe una buona cosa, ma la legge elettorale è fatta di tanti capitoli che devono equilibrarsi fra di loro” ha affermato oggi Berlusconi che alla domanda se fosse favorevole o meno ad un sistema bipartitico ha così risposto: “Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera tenendo conto che ogni correzione deve essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature”.
“Ora le regole le dettiamo noi” è lo slogan di oggi di Renato Brunetta per il quale “dopo nove modifiche renziane, tutte accettate, è il caso che cominci il centro destra a rivedere la riforma. Da quel 16 marzo tante cose sono cambiate e noi non siamo mica fessi”. “Quel che non capisco – continua il capogruppo di Forza Italia alla Camera – è la fretta che travolge adesso Renzi per condurre in porto la legge elettorale, l’Italicum cambiato e rivisto per la nona volta. Normalmente le riforme elettorali si approvano a fine legislatura. Se si fanno a metà, vuol dire che la si vuole interrompere, forse. Quando la pistola è carica, è molto probabile che spari. Se Renzi vuole fare accordi con i 5 Stelle, ci provi pure. Ricordiamo tutti che fine ha fatto Bersani”.
Sull’ipotesi che il premier voglia portare il testo al Senato già la prossima settimana, Brunetta fa spallucce: “Sarebbe contro il Nazareno. Senza accordo non si procede. Noi rilanciamo: approviamolo nella formulazione uscita dalla Camera. Renzi vuol far saltare tutto? Se ne assumerà la responsabilità”.
Il leader del Nuovo Centro Destra nonché Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato: “Ci sono da salvaguardare due principi: quello della governabilità e quello della rappresentanza” riferendosi all’incontro tra Matteo rEnzi e Silvio Berlusconi.
LE MOSSE DEL PD
Per il Presidente dei senatori PD Luigi Zanda “l’obiettivo della Legislatura è il 2018; portare a compimento la riforma della legge elettorale non significa assolutamente andare alle urne, ma un Paese come l’Italia non può stare senza legge elettorale. Berlusconi sbaglierebbe molto se si sfilasse. Se Fi si sfilasse sarebbe un vulnus al percorso riformatore. È interesse dell’Italia che le riforme si facciano a larga maggioranza. La nostra intenzione – spiega Zanda – è di approvare la legge elettorale al Senato entro gennaio, con un continuo raccordo con la Commissione affari costituzionali della Camera in modo da ridurre al minimo le necessarie modifiche. Il problema numero uno in Italia, ma non solo, basti pensare alle attuali difficoltà del presidente Obama è quello di avere un governo che possa governare. È questo è il principio a cui ci siamo sempre ispirati”.
E sulle perplessità che potrebbero venire da Ncd Zanda ricorda: “Ncd ha effettuato una dolorosa scissione da Fi in nome della governabilità. Credo che rimarrà fedele a questa linea. Rinnovo l’invito al M5S a partecipare al processo di riforme nonostante il comportamento violento e illiberale tenuto ieri sera nell’Aula del Senato. Per noi le riforme vanno approvate con la maggioranza più ampia possibile. Finora il M5S si è autoescluso, ma credo che sia anche suo interesse partecipare al disegno riformatore”.
Per quanto riguarda la presenza di Denis Verdini al pranzo di ieri tra Renzi e Berlusconi per parlare di legge elettorale, Francesco Boccia, deputato PD, ha commentato così: “I leader della politica italiana sono quattro: Renzi, Berlusconi, Alfano e Grillo. Quando sugli accordi mettono le mani persone che non rappresentano gli elettori ma interessi diversi, che puntano solo al risultato sostenendo tutto e il contrario di tutto, il metodo è meno trasparente e meno accettabile”.
Al giornalista di Repubblica che gli chiede se il via libera del premier alle preferenze sia una buona notizia il presidente della commissione Bilancio ha risposto: “A una condizione: che gli eletti con le preferenze siano abbondantemente sopra l’80 per cento e i capolista bloccati una quota sparuta. E per il Pd è fondamentale stabilire un criterio per la parità di genere. Non sono ipocrita e confermo che l’accelerazione sull’Italicum significa voto anticipato”.
Per il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi “il vertice di maggioranza sulla legge elettorale non è ancora stato fissato ma ci sarà sicuramente la prossima settimana. Mi auguro che Forza Italia mantenga l’impegno, ma se si dovesse tirare indietro noi non possiamo non andare avanti: al Paese serve governabilità”.
L’OPINIONE DI D’ALIMONTE
Riguardo le modifiche alla legge elettorale si è espresso anche il politologo Roberto D’Alimonte: “Del nuovo schema di legge con il premio alla lista del 40% e soglia unica al 5% ne beneficerebbe solo il PD.A Berlusconi in realtà non conviene il premio alla lista per il rischio di finire terzo in una contesa elettorale. Dunque gli converrebbe il premio di coalizione per poter aggregare le altre forze, grazie anche al meccanismo degli sconti sulle soglie per avere seggi. Chi si aggrega ce l’ha dimezzata”. E per il Ncd? “O ottiene una soglia del 3% – ha continuato D’Alimonte – oppure potrebbe negoziare col Pd o con Forza Italia dei posti nel listone unico, ma in ogni caso scomparirebbe quello che oggi si chiama Ncd. Alfano in realtà vuole il premio alla lista perchè non vuole essere costretto a tornare in coalizione con Berlusconi. Ma se non ottiene la soglia bassa per lui il rischio è di scomparire”.