Guai per Di Stefano, al telefono parlava di “brogli” alle primarie

marco di stefano

Guai in vista per il deputato Pd Marco Di Stefano, indagato a Roma per corruzione.

Secondo i pm, il parlamentare – nel periodo in cui ricopriva il ruolo di assessore al Demanio della Regione Lazio nella giunta Marrazzo – avrebbe intascato una maxi tangente da un milione e 880 mila euro (più altri 300 mila da destinare al suo collaboratore Alfredo Guagnelli, misteriosamente scomparso) per favorire gli interessi di alcuni suoi amici con attività nel campo dell’edilizia: i fratelli Pulcini.

In cambio della tangente, in base all’accusa, nel 2009 Di Stefano avrebbe pilotato la concessione in affitto a Lazio Service – società controllata dalla Regione Lazio – di due immobili appartenenti ai fratelli Pulcini per la cifra esorbitante di 3 milioni e 725 mila euro, con tanti cari saluti alle regole previste dal bando di gara. Un vero affare per i Pulcini, che poi hanno ceduto quegli immobili all’Enpam – l’ente di Previdenza ed Assistenza di Medici e Odontoiatri – ricavando una plusvalenza che superava il 50% dell’effettivo valore.

Ma c’è dell’altro. Ieri Il Messaggero ha pubblicato in prima pagina un’intercettazione telefonica del gennaio 2013 in cui il futuro deputato, ex Udc ed ex Udeur, spara a zero sul Pd e sulla gestione frettolosa delle primarie in prossimità delle elezioni politiche: “Ho fatto le primarie con i brogli, no? Non è che so’ imbrogli finti, imbrogli ripresi, non è tollerabile questa storia… Se imbarcamo tutti, ricominciamo dai fondi del gruppo regionale. Sansone con tutti i filistei, casco io ma cascano pure gli altri”.

Di Stefano, primo dei non eletti, approdò a Montecitorio per occupare il seggio vacante di Marta Leonori, che nel frattempo era entrata come assessore nella giunta comunale di Ignazio Marino: tanto bastò a placare i bollenti spiriti di Di Stefano.

Il deputato ha commentato la vicenda dichiarandosi “estraneo ai fatti contestati. Rimango perplesso, non essendo neanche chiuse le indagini e non avendo per cui notizie in merito, dell’attacco mediatico, ma nonostante ciò – conclude – credo fermamente nella magistratura”. In occasione dell’ultima Leopolda, Di Stefano aveva coordinato un tavolo sul tema dei “Pagamenti digitali”. Ma ora, alla luce dell’inchiesta che lo riguarda, i pagamenti di cui Di Stefano deve rendere conto sono ben altri.

 

Antonio Atte