Dimissioni Napolitano: Il presidente della Repubblica potrebbe lasciare il Quirinale alla fine dell’anno.
A rendere noto questo nuovo scenario è Stefano Folli con un articolo pubblicato questa mattina su Repubblica. Il Capo dello Stato, eletto per la prima volta nel 2006 e riconfermato nel 2013, aveva già espresso più volte l’intenzione di non concludere il secondo settennato. Il termine ultimo fissato, però, avrebbe dovuto coincidere con l’approvazione delle riforme e della legge elettorale.
Dimissioni Napolitano, i tempi
Molto probabilmente, invece, Giorgio Napolitano non aspetterà il compimento delle une e dell’altra, perché stufo delle tempistiche derivanti dal dialogo tra i partiti. In effetti, sostiene Folli, ciò che il presidente aveva sottolineato nel corso del suo discorso alle Camere del 22 aprile 2013 era il raggiungimento della “corretta funzionalità delle istituzioni e una prospettiva politica capace di rendere salde le radici europee della dialettica interna”. Detto altrimenti, Napolitano chiedeva ai partiti stabilità politica e questi, in un certo senso, lo hanno accontentato.
Così, l’inquilino del Quirinale potrebbe rimettere il mandato già alla fine dell’anno, in concomitanza con la fine del semestre europeo, lasciando che la maggioranza cammini con le proprie gambe e che ogni eventuale nuova crisi politica venga risolta dal nuovo presidente eletto.
Dimissioni Napolitano: un Capo dello Stato sempre più stanco
Soddisfatto dal dinamismo e dalla determinazione del giovane premier Matteo Renzi, il presidente della Repubblica, ormai prossimo ai novant’anni, è stanco e provato dagli sforzi richiesti dall’incarico di capo dello Stato.
In particolar modo, sostiene Folli, Napolitano non vorrebbe più trovarsi a mediare in un clima di instabilità politica, che già è stato sperimentato per tutto il 2013. Inoltre, non vorrebbe firmare un nuovo decreto di scioglimento delle Camere.
Dimissioni Napolitano, corsa alla successione
L’articolo di Folli, che sta facendo il giro del web, apre, quindi, nuove ipotesi sulla successione a Giorgio Napolitano. Gli occhi sono, dunque, puntati su due questioni: lo scricchiolio del Patto del Nazareno e le aperture di questi giorni al Pd da parte del Movimento Cinque Stelle. La domanda, però, è una sola: con quale maggioranza verrebbe scelto il nuovo numero uno del Quirinale?
Per Dagospia, sito famoso per le sue anticipazioni, sono percorribili due strade. La prima segue il sentiero già battuto del Patto del Nazareno: Pd e Forza Italia potrebbero accordarsi su un nome gradito ad entrambi. La seconda, invece, prevede un inedita maggioranza targata Pd-Cinque Stelle che, potrebbe contare su 598 voti, compresi quelli di Sel e dei fuori usciti dal movimento grillino. In questo caso, il nome più probabile è quello dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, già candidato nel 2013 e inserito anche nella rosa dei papabili pentastellati.
Uno scenario che , secondo Dagospia, è possibile alla luce dell’evoluzione della politica negli ultimi giorni. Non a caso, continuano le frizioni tra la minoranza forzista e il Pd, che hanno portato, poi, all’elezione di Silvana Sciarra per la Consulta e di Alessio Zaccaria per il Csm con i voti del Movimento Cinque Stelle.