Italicum, ora il premier Renzi morde il freno La palla passa a Berlusconi
Italicum, Renzi-Berlusconi: il premier avverte l’ex Cav
“Se Berlusconi non rimane seduto al tavolo delle riforme possiamo eleggere un presidente contro di lui. Gli conviene? È sufficiente scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 stelle”. E’ questo il ragionamento fatto, secondo Repubblica, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’avvertimento è chiaro: chi si tira indietro sulle riforme, resta fuori anche dalla partita per il Quirinale.
Italicum, la carta Grillo
La strategia alternativa del premier assume inevitabilmente il nome di Beppe Grillo e dei Cinque Stelle, che con la loro cospicua fetta di parlamentari possono favorire il raggiungimento del quorum necessario per l’elezione del successore di Napolitano. E confermare il feeling instaurato con l’elezione di Silvana Sciarra alla Consulta. L’attesa è per le ore 21, quando ci sarà il vertice di maggioranza nel quale si farà il punto sull’Italicum. Sino a quel momento, Renzi resterà in attesa di un segnale da Berlusconi.
Italicum e partitini
In caso di segnali negativi, Renzi potrebbe sentirsi svincolato. In particolar modo su dettagli dell’Italicum di vitale importanza per i partitini, come la soglia di sbarramento. Berlusconi la vorrebbe al 5%, Renzi in caso di mancato accordo col leader forzista potrebbe abbassarla al 3% ed accontentare in primis NCD, UdC, Fratelli d’Italia e Lega, nonché SeL.
Italicum, l’ipotesi rinvio
Ma c’è chi invece parla di un Renzi più attendista e pronto a concedere ulteriore tempo all’ex Cav. La Stampa parla di un entourage forzista convinto che il premier alla fine cederà, evitando accelerazioni e strappi e stemperando le tensioni. Questo porterebbe ad un iter dell’Italicum meno serrato, con scadenze procrastinate alla prossima primavera.
Italicum, le voci dall’interno
“La fretta quasi ossessiva di cambiare una legge elettorale è giustificata solo alla vigilia di un voto. Quindi non mi ero sbagliata, qualcuno in primavera vuole andare a votare”. A parlare è Maria Rosaria Rossi, senatrice di FI e braccio destro di Berlusconi. Che a Repubblica aggiunge: “Renzi deve darci il tempo di discutere e non può pretendere una legge su misura per lui”. Fabrizio Cicchitto – intervistato da La Stampa – ribadisce i paletti di NCD, a proposito della soglia di sbarramento: “Dovrà essere nettamente sotto il 5%. All’8% poi è la strage di Fort Apache”. E avverte: “Non possono esistere due maggioranze, una che assicura la politica economica del governo e un’altra sulla legge elettorale”.
Dal PD parla il presidente Matteo Orfini, che al Corriere della Sera ammette l’ipotesi di un piano B: “Riforme e nuova legge elettorale sono le precondizioni affinchè questa legislatura vada avanti. Abbiamo sempre tentato di dialogare con tutti, ma inizialmente abbiamo trovato soltanto la disponibilità di Forza Italia. Se questa adesso viene a mancare, andremo avanti con chi ci starà”. Ad Orfini si aggiunge il vicesegretario Lorenzo Guerini, intervistato dal Messaggero: “Ci siamo sempre rivolti in maniera molto chiara a tutti. Per mesi dai 5Stelle non abbiamo ricevuto segnali. Poi la sberla elettorale alle europee li ha risvegliati dal torpore e hanno preso un atteggiamento non chiaro, ondivago”. Se si vogliono rendere utili sono benvenuti, a patto che non si ricominci da zero: un pezzo di strada l’abbiamo già fatto”.