Romano Prodi si autoesclude dalla corsa per il Quirinale
Romano Prodi si autoesclude dalla corsa per il Colle. Dopo la sonora batosta con i 101 franchi tiratori che hanno sbarrato, prima della rielezione di Napolitano, la strada a Romano Prodi verso la Presidenza della Repubblica questa volta è il Prof. a chiamarsi fuori causa. I 101 sono ancora un’immagine brutta per la storia del centrosinistra e dell’ex Presidente della Commissione Europea. Ma Prodi tenta di spiegare, in un’intervista al Corriere della Sera, come quella dei 101 non sia una ferita da sanare, anzi.
“Io-non-ho-nessuna-intenzione-di-fare-il-presidente-della-Repubblica”, scandisce forzatamente l’ex leader dell’Unione. Le ragioni? “Sto benissimo, giro come un matto per il mondo. Sono tornato dall’Oriente e sto partendo per gli Stati Uniti, voglio capire un po’ cosa succede sul fronte economico. Mi interesso dei cambiamenti di potere in Europa”.
Una vita vissuta al massimo, quella di Prodi. Non ha voglia di rimettere le mani nella giungla politica nostrana, vuole rimanervi estraneo dopo che da premier lo hanno sfiduciato due volte su due, entrambe le volte con voti provenienti dalla grande coalizione di centrosinistra che presiedeva (nel 1998 da parte di Rifondazione Comunista, che forniva un appoggio esterno, e nel 2008 dall’Udeur di Mastella).
“Io non ho mai avuto lo sguardo rivolto al Colle, mai, neppure per un momento”, ha assicurato Prodi, che non deve vendicare l’onta subita coi 101 franchi tiratori: “non c’era nessuna ferita da chiudere, perché il problema non si era mai aperto”. E chiudendo la corsa per il Colle, Prodi apre un vaso di Pandora dal quale escono più nomi e più tesi.
Ben fondata quella di Marco Follini (non candidatura, ma solo una tesi): o Renzi apre ad altre forze, o il Pd da solo non ce la farà. È un momento di fibrillazione in casa dei democratici. La sola forza di Renzi non basterà per far votare un nome a coloro che un anno e mezzo fa affondarono Prodi. La composizione del Parlamento, infatti, non si è minimamente modificata. E visto che “i nemici di Renzi si sono dati appuntamento tutti lì – al Quirinale – come fosse un derby tra il capo del governo e i suoi oppositori, Renzi non potrà vincere questa battaglia facendo leva solo sul giglio magico”.
Daniele Errera