Cina e Giappone hanno rotto il ghiaccio. Il primo vertice da 2 anni e mezzo a questa parte tra i leader Xi Jingping e Shinzo Abe è durato circa 25 minuti. Come annunciato venerdì scorso si è svolto a margine del Forum per la cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec). La seconda e la terza economia mondiale erano entrate in rotta di collisione a causa delle reciproche pretese territoriali su degli isolotti al largo di Okinawa nel Mar Cinese meridionale: le isole Senkaku, per il Giappone, Diaoyu, per la Cina.
Il colloquio
La Cina spera che il Giappone “segua la via dello sviluppo pacifico e adotti politiche prudenti nel campo militare e della sicurezza” ha detto Xi. Anche se il leader cinese ha detto che nei tormentati rapporti sino-nipponici “è evidente chi ha torto” ha poi aggiunto che “Cina e Giappone sono vicini di casa, è nell’interesse dei due popoli e nelle aspettative della comunità internazionale che i rapporti tra i due paesi procedano in modo stabile”.
La diplomazia giapponese ha lavorato febbrilmente a questo incontro mentre da parte della Cina si è manifestato un evidente distacco al riguardo: una stretta di mano tutt’altro che calorosa tra i due vertici ha testimoniato simbolicamente i rispettivi atteggiamenti. La televisione di Tokyo NHK è stata la prima a dare la notizia alle 11.54, mentre solo un’ora dopo l’agenzia di stampa di pechino Xinhua in uno stringato comunicato ha riferito che “su richiesta del premier giapponese, Xingping ha ricevuto il premier Abe”.
L’accordo
A rendere necessario l’incontro è stata la reciproca volontà di “evitare che si verifichino situazioni inattese” ma al momento, come ha riferito il portavoce giapponese Ken Okaniwa, “c’è solo un accordo sul fatto che le parti sono in disaccordo”. Una formula dietro la quale si nasconde un tacito riconoscimento, da parte di Tokyo, delle pretese cinesi sulle isole Senkaku/Diaoyu (al momento sotto giurisdizione giapponese) sulle quali Pechino ha disposto la creazione di una zona di difesa aerea (Adiz).
Anche se formalmente nulla è cambiato sembra scongiurato il rischio di una guerra che potrebbe assumere proporzioni mondiali: gli Usa hanno più volte confermato che, in base all’alleanza col Giappone, se le isole fossero attaccate sarebbero costretti a intervenire.
Xi Jingping ha, inoltre, preteso che il premier Abe non si rechi più al santuario Yusukuni dove vengono onorati 2 milioni e mezzo di caduti giapponesi tra cui 14 generali e politici condannati per crimini di guerra durante la seconda guerra mondiale. Abe non ha acconsentito pubblicamente alla richiesta, c’è chi sostiene che lo abbia assicurato a Xingping in privato.