Napolitano come Ratzinger. Mentre il secondo passerà alla storia per le sue ‘dimissioni’ da pontefice, Napolitano è il primo Presidente della Repubblica eletto per un secondo mandato. Oggi il Capo dello Stato chiarisce: “confido che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale”.
Giorgio Napolitano, ad un anno dalla sua rielezione, rispondendo ad una lettera del direttore del ‘Corriere della Sera’, Ferruccio De Bortoli. “Nodi assai importanti sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti, innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente, col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali, e con l’apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell’attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali. Da parte mia resta comunque sempre viva l’attenzione e la disponibilità al confronto verso le posizioni critiche, cui lei accenna, di ‘alcuni costituzionalisti’ cui d’altronde sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca e di consuetudine amichevole”.
Nella lettera Napolitano fa anche riferimento a “fatti, atteggiamenti, intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito – ben al di là di ogni legittima critica e riserva – sulla mia persona e sull’istituzione che rappresento. L’essenziale è che mi sia sempre sforzato di mantenere la serenità indispensabile per fare il mio dovere, per rispondere alle esigenze del Paese e della sua vita democratica”.
“È stato duro -continua Napolitano – procedere nel compito che mi spettava del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell’occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate”, scrive Napolitano. “Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato, senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo né, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso”.
“Essermi a tal fine ‘esposto’ personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita», aggiunge il Capo dello Stato. «Rifletto sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all’obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali, e con essa primordiali interessi comuni, anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni, sul piano politico, che s’impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dell’alternanza” scrive Napolitano. «Dal non riconoscimento di quest’obbligo, di questa necessità, sono scaturite nel corso dell’ultimo anno reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi”.