Toto Quirinale, ecco i nomi di chi non sarà eletto
Con ormai date per (quasi) assodate le dimissioni a fine anno di Giorgio Napolitano, si sono aperte ufficialmente le grandi manovre per eleggerne il successore. E la girandola ha già cominciato a girare in maniera più vorticosa che mai. Negli ultimi giorni si sono fatti i nomi di Mario Draghi, Romano Prodi e Anna Finocchiaro. Ma tutti e tre, a meno di cataclismi irreversibili, non varcheranno mai la soglia del Quirinale. Vediamo perché.
Draghi non lascerà la BCE
Il caso che non lascia spazio ad alcun dubbio è sicuramente quello di Mario Draghi. Il governatore della BCE non ha nessuna intenzione di mollare l’Eurotower: non, almeno, in un momento come questo, in cui il braccio di ferro contro i falchi del nord Europa sta producendo il massimo sforzo. Inoltre, va ricordato come il suo mandato in BCE scadrà nel 2019 e come lo stesso Draghi si sia sempre tenuto ben lontano da qualsivoglia attività politica. Ancora: una presidenza Draghi equivarrebbe a mettere in secondo piano, se non a sconfessare del tutto la politica economica del governo.
Prodi: i 101 sono ancora tutti lì
Altrettanto improbabile è il nome di Romano Prodi: in primis perché è lo stesso Professore ad aver ribadito, ancora una volta, di non essere interessato a succedere a Napolitano; in secundis perché i famigerati 101 sono ancora tutti lì, protetti dall’anonimato e dal voto segreto, che potrebbero nuovamente utilizzare contro il fondatore dell’Ulivo.
Infine, un po’ come per quanto detto nel caso di Draghi, un Romano Prodi al Quirinale difficilmente si dimostrerebbe accondiscendente verso un governo di larghe intense. Anzi: sia NCD che Forza Italia vedono il prof. come fumo negli occhi e un’ elezione al Colle, magari col voto complice del Movimento 5 Stelle, significherebbe la fine anticipata della legislatura e delle riforme avviate in Parlamento.
Finocchiaro-Renzi, botte da orbi
Da ultimo appare poco plausibile anche il nome della senatrice Anna Finocchiaro, una della vecchia guardia PCI-DS che Renzi vuole rottamare una volta per tutte. I due, peraltro, non si sono mai amati e già in occasione delle precedenti elezioni, l’allora sindaco di Firenze ammazzò nella culla qualunque chance della senatrice PD attaccandola sull’uso improprio della scorta. Dal canto suo, Finocchiaro apostrofò Renzi come “un miserabile”. Insomma, dire che tra i due non c’è amore è un eufemismo: risulta molto complesso pensare che tale candidatura possa ricevere il via libera del premier.