Il vertice di maggioranza che si è svolto nella notte di ieri a Palazzo Chigi, alla fine ha partorito un “cronoprogramma in quattro punti” sottoscritto da tutte le forze politiche sostenitrici dell’esecutivo Renzi.
Legge elettorale, Jobs Act, riforma costituzionale e delega fiscale: questi i punti cardine del documento col quale il premier ha voluto blindare la sua maggioranza.
Niente elezioni anticipate
Quella del voto anticipato – viene ribadito nel documento – non è un’ipotesi contemplata dalla maggioranza, la quale “ritiene fondamentale che l’orizzonte temporale del governo sia unicamente quello della scadenza naturale della legislatura. Votare prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti”.
Italicum
Il primo obiettivo della maggioranza è di portare a casa la lagge di stabilità e quella elettorale. Quest’ultima sarà incardinata in aula al Senato entro la fine dell’anno in modo da poter ottenere il sì definitivo della Camera entro febbraio. Le novità, dopo il vertice di ieri, consistono nell’abbassamento al 3% della soglia di sbarramento (una concessione alle richieste di Ncd e Sel), e nell’introduzione delle preferenze, “a eccezione dei capilista individuati dalle forze politiche per ciascuna delle circoscrizioni che saranno almeno 75 e non più di 100. I capilista non saranno candidabili in più di dieci circoscrizioni”. Il 40% dei capilista, inoltre, dovrà essere rosa. Il premio di maggioranza viene fissato al 40% e “assegnerà 340 seggi alla lista vincitrice”.
Jobs Act
La riforma del lavoro, si apprende sempre dal documento firmato dai rappresentanti della maggioranza, entrerà in vigore il primo gennaio del 2014.
Riforma Costituzionale
“La riforma costituzionale dovrà essere calendarizzata in Aula alla Camera entro il 10 dicembre 2014 e approvata entro il gennaio 2015, per poi procedere alla nuova lettura al Senato nei due mesi successivi. L’impianto approvato dal Senato l’8 agosto è condiviso e rappresenta il riferimento sostanziale della azione della maggioranza anche alla Camera, con possibili miglioramenti, ma senza stravolgimenti”, recita il testo.
Renzi, intanto, ha convocato la direzione del Pd per le 21 di domani. Al Nazareno si farà il punto della situazione sullo stato di salute del governo e si parlerà di Jobs Act, legge di stabilità, riforme costituzionali e Italicum. Ma non solo. Le dimissioni di Napolitano sono molto vicine, e il Pd, memore della disastrosa gestione dell’anno scorso, questa volta non vuole farsi trovare impreparato in vista della complicata partita a scacchi per la successione al Colle.
Antonio Atte