Emendamenti a Legge Stabilità: si mobilitano le minoranze
Poco spazio per parlarne, è evidente. Ma in quel piccolo margine le opposizioni (Movimento 5 Stelle, minoranza Pd ed altri ancora) stanno introducendo una lunga serie di emendamenti alla legge di Stabilità. Stop, per mancanza di copertura o estraneità di materia, a circa 1600 emendamenti alla Legge di Stabilità. Sul tavolo della commissione Bilancio della Camera ne restano dunque 2100.
TFR
L’ex liquidazione, oggi Trattamento di Fine Rapporto, ritiene il Governo Renzi, sarebbe ideale porlo all’interno della mensilità. Implementare i consumi, è la parola d’ordine della norma inserita nella Legge di Stabilità. Ma così si rischia, per più parti politiche, di mandare all’aria decine di migliaia di piccoli imprenditori che non riusciranno a sborsare pure il Trattamento ogni 27 del mese. Maino Marchi e Marco Causi (Partito Democratico) chiedono che la tassazione del Tfr non sia assimilata a quella del reddito. Marchi, aggiunge su La Repubblica, “che sia lasciata al lavoratore la possibilità di revocare la propria della decisione sul Tfr in busta paga a un anno dalla comunicazione al datore di lavoro (e non dopo tre anni come nella versione attuale)”. Sul Tfr è lotta campale: minoranza Pd, Fratelli d’Italia, M5S e Forza Italia chiedono non sia anticipato nella busta paga. Anche Scelta Civica e Nuovo Centrodestra auspicano modifiche.
Ammortizzatori sociali
La minoranza Pd è scatenata: i cosiddetti dalemiani, con a capo Stefano Fassina per quel che riguarda le questioni economiche, chiedono di implementare la voce ‘ammortizzatori sociali’ di 700 milioni di euro. Poi sperano in cambiamenti su neo assunti e aumento degli occupati all’interno della Legge di Stabilità.
Reddito di cittadinanza
E’ il cavallo del Movimento 5 Stelle. Roba nota da tempo, ormai. Finanziarlo, affermano i pentastellati, non è così difficoltoso: basta cancellare dalla Stabilità il bonus di 80 euro ed il gioco sarà fatto. Scrivono i grillini: il reddito di cittadinanza “garantisce al beneficiario, qualora sia unico componente del nucleo familiare, il raggiungimento anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto pari a 7.200 euro, stabilito con riferimento alla soglia di povertà relativa definita dall’Istat per il 2013”.
Malumori Pd
Non solo la minoranza ma una forte sacca del Partito Democratico chiede una sostanziale modifica a due grandi temi. Il primo è il bonus bebè nella Stabilità: bisogna abbassare da 90.000 a 70.000 euro la soglia-requisito per beneficiarne. Così saranno le famiglie più bisognose ad usufruirne e resterà nelle casse dello Stato un piccolo ed esiguo tesoretto. Ma quel che agita casa Nazareno (sede nazionale del Pd, ndr) sono i tagli ai patronati: 140 deputati su 298 dem (assieme a leghisti, montiani, berlusconiani e Ncd) hanno chiesto la diretta abolizione del comma 10 art. 26 della legge di Stabilità, quella che depotenzia il finanziamento ai patronati. Voci insistenti che rappresentano una quota non indifferenze del paese: anche i sindacati e le Acli, infatti, hanno sposato la causa della sopravvivenza degli istituti di assistenza e tutela di lavoratori, pensionati e cittadini.
Daniele Errera