La crescita sta avvenendo, ma non è ancora costante. La Commissione europea bacchetta l’Italia nel documento di valutazione degli squilibri macroeconomici italiani. In vista della relazione di fine anno, Bruxelles ha preso in considerazione i progressi fatti dall’Italia negli ultimi sei mesi,approvando Jobs Act e riforme e mantenendo maggiori perplessità sul piano di privatizzazioni presentato dal governo e sulla spending review.
JOBS ACT CREA PROSPETTIVE PER I GIOVANI – La riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi è stata promossa. Contratto permanente per gli entranti e le tutele crescenti, secondo la Commissione, favorirebbero “le prospettive di mercato per i giovani”, anche se non pochi problemi vi sono sul fronte dell’articolo 18. In questo caso, infatti, l’Europa ricorda che il Jobs Act “comporterà spazio ridotto per il reinserimento dei licenziati “giudicati ingiusti”.
Un altro problema di fondo, poi, riguarda la realizzazione in pratica della legge, che rischia rallentamenti a causa dell’attesa dei decreti attuativi. Una questione, quest’ultima, comune a tutte le riforme, che, in questa maniera, potrebbero cadere preda di “colli di bottiglia istituzionali e barriere sull’attuazione” rendendo incerti i risultati. Bruxelles, poi, punta il dito anche contro i lavori svolti dal Parlamento, sottolineando come, in alcuni casi, sia eccessivamente alto il numero di emendamenti.
SEMPLIFICAZIONI E PREOCCUPAZIONI SONO RALLENTATE – Anche le semplificazioni sono, secondo Bruxelles, ancora molto lente. In particolare, la Commissione sottolinea come “l’approccio legislativo lento – tipico dell’Italia – aumenta il rischio di consistenza e minaccia la stabilità e la chiarezza dell’ambiente legale degli attori economici”.
Preoccupazioni, poi, sono state espresse nel merito del piano di privatizzazioni presentato dal governo italiano. La Commissione, infatti, ha ribadito che esso “sta subendo ritardi”, sottolineando come manchino dati in merito alle quote, alle imprese e alle tempistiche di attuazione. Altre perplessità, invece, si legano alla spending review. Bruxelles, infatti, ha sottolineato come c’è il rischio di conseguenze negative sulle qualità dei tagli la scelta di affidare ai ministeri