“Si sentirà molto la mancanza della saggezza del presidente, del suo coraggio e del senso di responsabilità pubblica, in Italia così come all’estero”.
Anche il Financial Times si schiera con Giorgio Napolitano. E lo fa tramite il suo columnist Tony Barber che stamane ha vergato un editoriale proprio sul Presidente della Repubblica italiano. Nel fine settimana, il Fatto (sabato) e la Repubblica (domenica) hanno rivelato che proprio il Capo dello Stato sarebbe pronto a lasciare a fine anno dopo aver concluso il semestre europeo a guida italiana.
Domenica il Colle più alto non ha “né confermato né smentito”. E in politica, da che mondo e mondo, significa che la notizia ha un suo fondamento. Così televisioni e giornali in questi giorni non hanno parlato d’altro: si indaga sui motivi di tale scelta, sulle conseguenze politiche ma soprattutto impazza il toto nomi che, continuerà fino alle dimissioni.
“Negli ultimi 15 anni, c’è stato davvero poco di positivo da dire sulla performance economica dell’Italia, e ancora meno circa la qualità della sua vita politica – scrive Barber – tuttavia una istituzione emerge, con la sua reputazione intatta – e anche rafforzata – da questo lungo periodo di incompetenza, corruzione e declino. Sto parlando della presidenza”.
Un attacco al vetriolo al sistema Italia ma anche un elogio al dominus dell’assetto politico italiano degli ultimi 8 anni e mezzo. Molti costituzionalisti e politologi, per ultimo Pasquino al Fatto, pensano infatti che il vuoto creato dai partiti politici sia stato colmato dallo stesso Napolitano che, sempre più di frequente, è intervenuto direttamente per influenzare le scelte di governo e Parlamento.
Non la pensa così Barber che vede nel “comportamento tenuto nell’esercizio della sua funzione” un modo per “relegare alla vergogna la litigiosa ed egoistica classe politica”. Il prestigio internazionale non è certamente in discussione, continua l’editorialista del Ft, poiché Napolitano “ha preservato il rispetto per l’Italia all’estero”.
Poi si apre la questione della sua successione. Barber fa un identikit di un possibile successore: “gli amici italiani – conclude Barber – devono augurarsi che il prossimo presidente sappia essere all’altezza di Napolitano” perché “l’economia e la finanza pubblica sono ancora in una crisi profonda e la politica, a tutti i livelli, si contraddistingue per irresponsabilità e malgestione”.
Sempre gli stessi costituzionalisti che criticano il ruolo che il Presidente ha assunto in questi anni (a partire dalla sua rielezione) pensano che Napolitano abbia, con il suo interventismo e la sua continua influenza, creato un “pericoloso” precedente. I suoi successori potrebbero fare lo stesso. Contro lo spirito costituzionale. Ma il dibattito continua e a fine anno tutto sarà più chiaro.
Giacomo Salvini