La frenetica giornata di ieri, tutta imperniata sulle eventuali modifiche da apportare al Jobs Act, si è conclusa con una “pax” tra le due anime del Pd.
Alla fine il governo ha accolto alcune richieste della minoranza dem e ha deciso che alla Camera non ci sarà la fiducia sul testo del Jobs Act uscito dal Senato. Almeno questo è quanto ha dichiarato il capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza. Il vice-segretario del partito, Lorenzo Guerini, non esclude invece che il governo possa ricorrere alla fiducia in Aula. Insomma, tutto è ancora da vedere.
L’intesa tra governo e minoranza dem è stata annunciata dal presidente del Pd Matteo Orfini al termine dell’incontro che si è tenuto tra Filippo Taddei, responsabile Economia e lavoro dei democratici, e i membri in quota Pd della commissione Lavoro di Montecitorio, presieduta da Cesare Damiano (in piazza con la Cgil lo scorso 25 ottobre.
Modifiche articolo 18: ecco cosa cambia
In sostanza, l’accordo recepisce il testo di un ordine del giorno approvato il 29 settembre dalla direzione Pd: ma non solo. Sul fronte articolo 18, il governo si impegna a salvare il reintegro sui licenziamenti per motivi discriminatori e per quelli di natura disciplinare senza giusta causa: le “fattispecie” per cui si potrà puntare al reintegro saranno definite nei decreti delegati.
Le altre modifiche
Le modifiche concordate ieri non riguardano però solo l’articolo 18. Sono previste correzioni anche sul tema dei controlli a distanza (che riguarderanno solo gli impianti e non i lavoratori) e degli ammortizzatori sociali: nell’Odg si parla di “una rete più estesa di tutele”, sia per i precari che per i disoccupati. Non sarà toccato, invece, il punto relativo al demansionamento, “già modificato al Senato”.
Renzi: “Dal 2015 articolo 18 superato”
Da Bucarest, il premier Renzi si dice soddisfatto dell’accordo raggiunto: “La partita è chiusa, il parlamento voterà nelle prossime ore e dal 1° gennaio avremo chiarezza sulle regole del mercato del lavoro, minori costi per gli imprenditori, più soldi in busta paga per i lavoratori, una riduzione delle forme contrattuali. Non si tolgono diritti ma si riducono gli alibi”. Con il Jobs Act, prosegue Renzi, il meccanismo dell’articolo 18 sarà “finalmente superato”. Il testo è atteso in Aula il 21, pronto per il voto finale previsto per il 26. La delega dovrà poi tornare al Senato.
Modifiche articolo 18, l’ira di Ncd
L’intesa tra governo e minoranza Pd ha mandato su tutte le furie Ncd. Nunzia De Girolamo ha criticato l’eccessiva fretta del Pd nel voler portare in Aula alla Camera la delega al lavoro, aggiungendo che “il Parlamento non è il luogo in cui si ratifica la direzione del Pd”. Ancora più duro Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato: “Se il testo è quello descritto dalle agenzie – spiega – non è accettabile”. Poi aggiunge: “Ribadisco urgente riunione di maggioranza. Altrimenti – avverte il capogruppo – si rompe la coalizione”.