Dimissioni Napolitano, spunta una nuova versione

Dopo-Napolitano

La notizia delle dimissioni imminenti di Giorgio Napolitano, fatta trapelare nei giorni scorsi da Marzio Breda e da Stefano Folli – rispettivamente sul Corriere della Sera e su la Repubblica (dove l’ex editorialista del Sole24Ore è approdato da pochi giorni) – ha immediatamente scatenato un dibattito contorniato, come è nell’ordinaria consuetudine italica, da una spirale di commenti, supposizioni, dietrologie. Il tutto mentre le pagine dei quotidiani del giorno dopo si riempivano già di toto-nomi e di ipotetici scenari futuri. Che l’indiscrezione palesata dai due notisti politici non sia del tutto priva di fondamento lo conferma il fatto che il Quirinale ha provveduto celermente a divulgare una nota che non smentisce né conferma le dimissioni di Napolitano, cercando quantomeno di mettere una toppa a quelle voci che, a quanto pare, non avrebbero dovuto uscire dai corridoi quirinalizi.

Eppure, a dispetto dell’opinione prevalente – che vedrebbe un Napolitano infuriato per la fuga di notizie sul suo conto – c’è chi è pronto a giurare che a propagare le voci di sue dimissioni sarebbe stato lui stesso. A teorizzare questa eventualità è il sito di costume e gossip politico Dagospia, che nel consueto stile schietto e irriverente afferma in un suo articolo che lo “scoop” di Folli e Breda sia stato in realtà orchestrato proprio da Napolitano, che manda così un chiaro segnale provocatorio all’indirizzo di Matteo Renzi. Non a caso, l’articolo parla di un “dispetto grande come una casa, anzi come un palazzo”. Dopo l’idillio iniziale, infatti, i rapporti tra il presidente rottamatore e l’ottantanovenne Capo dello Stato si sarebbero raffreddati in misura via via maggiore nelle ultime settimane. Alla base di tale scollamento tra i due, sembra che vi sia il risentimento di Napolitano per quelle riforme tanto propagandate, ma a cui l’esecutivo Renzi non ha ancora dato attuazione.

Un altro elemento di attrito, stando a Dagospia, sarebbe rappresentato dalla nomina di Paolo Gentiloni al ministero degli Esteri, decisa da Renzi in poche ore dopo aver rifiutato una serie di nomi proposti da Napolitano sulla base di criteri di esperienza e preparazione, tra i quali quello di Lapo Pistelli, storico rivale del segretario Pd. Finora a nessuno è dato sapere quanto sia veritiera tale versione dei fatti, ma in effetti il nome di Gentiloni (renziano di ferro) si è rivelato una vera e propria sorpresa, non essendo mai stato menzionato nelle rose dei papabili per la Farnesina circolate nei giorni precedenti.

Nonostante fosse ben noto a tutti che il secondo mandato di Napolitano sarebbe stato “a scadenza”, Renzi non avrebbe affatto gradito la notizia. Per il sito diretto da Roberto D’Agostino, i motivi sono essenzialmente due. Il primo, “logistico”, è quello di ritrovarsi un Parlamento impegnato per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale (Anna Finocchiaro sembrerebbe in pole position) invece che per portare avanti le tanto auspicate riforme. Il secondo, invece, è meramente politico. Il timore di Matteo Renzi è infatti quello di avere a che fare con un Presidente della Repubblica meno accondiscendente, in grado di limitare il suo spazio di manovra.

Renzi, dunque, cercherà di spingere il Capo dello Stato a posticipare di qualche mese l’addio al Colle, nel tentativo di individuare le strategie giuste per mettere a riparo la propria posizione politica da possibili scossoni esterni. In questo, il presidente del consiglio trova concorde buona parte del suo partito, del Nuovo Centrodestra e di Forza Italia.

Nonostante ciò, la rinuncia a detenere la prima carica dello Stato appare ormai come una scelta irrevocabile, anche per i motivi di salute, come avrebbe confidato allo storico amico ed ex compagno di partito Alfredo Reichlin. E qualcuno già azzarda previsioni sulle date. Nei giorni scorsi si era parlato proprio dell’ultimo giorno dell’anno corrente, in una sorta di simbolico momento di commiato. Il Giornale, invece, parla di una vera e propria “road map” di preparazione al termine della quale, in data 20 gennaio 2015, Napolitano rassegnerà ufficialmente le sue dimissioni.