Pillole politica 15 novembre. Saldo fiscale positivo nel 2014. Italia in fondo alla classifica della parità di retribuzione tra sessi. Un italiano su 5 chiederà il tfr in busta paga. E tanto altro ancora. Una carrellata di brevi notizie politiche da leggere tutte d’un fiato per chi non ha tempo di informarsi.
Jobs act, Poletti: “Entro fine anno contratto a tutele crescenti”
Entro fine anno il governo intende arrivare all’approvazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Parola di Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, a margine di un convegno dell’Assocalzaturifici a Firenze. “Il contratto a tutele crescenti è il primo obiettivo che vogliamo portare in porto per fine anno, per fare in modo che a gennaio le imprese e i lavoratori possano utilizzare le scelte che abbiamo fatto nella legge di Stabilità di riduzione del costo di modo che la percentuale di contratti a tempo indeterminato cresca in maniera importante”.
Cgia: 3.1 miliardi di tasse in meno nel 2014
Tagli pari a 11,8 miliardi, a fronte di 8.7 miliardi di aumenti di imposta. Secondo la Cgia di Mestre il saldo fiscale del 2014 è positivo per 3.1 miliardi. Decisivo, per la comparsa del segno più, il bonus da 80 euro, una misura complessiva da 6,6 miliardi. Resta elevato il livello medio della pressione fiscale (43,3%). Per il 2015 la Cgia prevede un ulteriore incremento del saldo positivo. Secondo il segretario Giuseppe Bortolussi “i maggiori benefici economici sono andati ai redditi medio bassi”.
Tfr, Confcommercio: lo chiederà in busta paga un lavoratore su 5
Quasi un italiano su cinque. Queste sono le cifre, diffuse dalla Confcommercio, riguardanti i lavoratori – per imprese sotto i 50 dipendenti – che chiederanno l’anticipo del Tfr in busta paga. Altrettanti sono quelli che non sanno ancora come si comporteranno. Altissima la percentuale di coloro che non sono interessati all’anticipo: 63.9%. Il 60% di coloro che usufruiranno della misura intende spendere la somma per consumi e spese di necessità. Il provvedimento potrebbe impattare su circa 300mila aziende: oltre il 34% delle imprese dell’industria (manifattura e costruzioni) subirà la richiesta di anticipo del Tfr, più bassa la percentuale per le aziende del terziario (10%).
Differenza tra retribuzioni: in Italia a soffrire di più sono le impiegate
Ultimo in Europa, 114esimi nella classifica generale, 129esimo per quanto riguarda l’uguaglianza salariale a parità di mansioni e con raggiungimento della piena parità adesso solo, forse, tra 81 anni. E’ duro il giudizio dell’Osservatorio di JobPricing sull’uguaglianza salariale in Italia, all’interno della nona edizione del Global Gender Gap Report, uno studio che prende in considerazione la partecipazione femminile alla vita economica e lavorativa in 142 paesi. Il divario medio nelle retribuzioni è del 7.2%, con punte del 10% tra gli impiegati, pari a circa 3 mila euro di gap. Non va meglio tra i dirigenti, sia a livello retributivo – ben 8 mila euro di differenza tra uomini e donne – che di opportunità di carriera, con una platea composta al 71% da uomini e al 29% da donne.