Legge Stabilità, spunta tesoretto da 14 miliardi
Legge Stabilità, ecco un tesoretto da 14 miliardi. In genere a spuntare, spesso come funghi, sono beghe e problemi irrisolti per Renzi e il suo Governo. Ma questa volta, grazie ad un emendamento alla legge di Stabilità, a spuntare sono soldi, e non pochi: 14 miliardi che dall’organismo che sostiene il settore dell’energie passano sotto la disponibilità del ministero dell’Economia.
Legge stabilità, ricavati delle bollette nelle casse dello Stato
L’emendamento alla Legge di Stabilità in questione è il 34.2, non uno qualsiasi. È infatti tra i sopravvissuti alla decurtazione che la prassi prevede e che quindi potrebbe essere approvato. Secondo tale emendamento, la Cassa conguaglio per il settore elettrico (Ccse) che trae le proprie risorse dalle bollette pagate dai cittadini, è tenuta a versare la quasi totalità dei propri ricavati nelle casse dello Stato. Nella fattispecie, i fondi andrebbero a rimpinguare, non un male visti i tempi, il conto corrente nazionale: la Tesoreria unica. Tesoreria sotto l’egida del ministero dell’Economia.
Soldi sicuri e continuamente alimentati
L’ammontare complessivo, tra i 5 miliardi della Ccse e i 9 del Gestore dei servizi energetici (Gse), sarebbe di 14 miliardi di euro. Soldi certi e senza soluzione di continuità: ogni mese alimentati dai pagamenti delle bollette. Soldi che potrebbero essere destinati a finanziare il fotovoltaico o a scontare le bollette per i redditi bassi. O, ancora, a fornire un valido sostegno economico a chi è costretto, per obblighi di salute, a tenere in casa macchinari non dal discreto consumo energetico.
Il settore elettrico in protesta
Ovviamente il settore elettrico non ha accolto con favore l’emendamento. Perderebbe un’importante autonomia. I fondi, tolti dalla sua autonoma gestione, dovrebbero essere richiesti al ministero e previa autorizzazione tornare sotto la disponibilità dell’organismo. Una lungaggine burocratica non gradita a chi, operando nel mercato, basa le proprie fortune sulla velocità degli spostamenti di moneta.
Un risparmio per lo Stato su Bot e Btp
È un emendamento di certo figlio del momento economico che viviamo. Alle casse dello Stato, che non vivono un momento tra i più felici, non farebbe male iniziare a risparmiare su Bot e Btp. Le nuove risorse economiche permetteranno, secondo quanto scritto dalla Ragioneria di Stato in merito alla legge di Stabilità, una “minore emissione di titoli del debito pubblico” e “un risparmio complessivo per il bilancio dello Stato, conseguente ai minori oneri per interessi pagati”. Una analisi che nello specifico prendeva in esame l’articolo 34 della legge e quindi l’operazione, di gran lunga simile, relativa alle Camere di commercio. E qui la cifra destinata alla Tesoreria è pari a 850 milioni con un risparmio di 15 milioni all’anno. Numeri ben lontani dai 14 miliardi sopra citati. Una lontananza che lascia presagire ben più rosee previsioni riguardo i potenziali benefici che potranno derivare dai denari così recuperati.
Di chi è il merito?
L’emendamento porta doppia firma: Oreste Pastorelli e Lello Di Gioia entrambi eletti nel Pd alle elezioni del 2013. Ma come loro stessi sostengono, non è merito loro. Loro l’hanno solo firmato. L’emendamento sarebbe frutto del lavoro di Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e, dal 2008, segretario Nazionale del Psi. A loro la firma, a lui il merito. Non un merito da poco, in caso di definitiva approvazione, visto l’ammontare che le casse dello Stato andrebbero a recuperare.