Ignazio Marino rischia di essere commissariato dal suo stesso partito. Roma è nel caos tra matrimoni gay, aree pedonali, Tor Sapienza e metro C. Una situazione che non piace all’imprenditore, ora membro del consiglio comunale capitolino, Alfio Marchini che in un’intervista a Repubblica annuncia: “Io mi ricandiderò. Amo Roma e non sopporto di vederla ridotta così. Solo un grande movimento civico non anti-politico e che coinvolga i cittadini può rilanciare Roma. L’idillio Renzi-Berlusconi ha abbattuto gli ultimi recinti: ora il popolo sceglie liberoda finte ideologie”.
“Oggi sempre più romani ci chiedono di guidare la rinascita. Ma per vincere bisogna aggregare anche quei romani che un tempo votavano per il centrodestra e per il centrosinistra. A questo lavorerò senza sosta e alla luce del sole”, afferma Marchini, secondo il quale lo schema del governo nazionale è riproducibile “a maggior ragione a Roma, dopo le fallimentari esperienze Alemanno e Marino. Per questo mi fanno piacere gli apprezzamenti del capogruppo di Sel. Marino non ha empatia con i romani ed è incapace di individuare le priorità. Che sono sicurezza, lavoro e mobilità. Di tutto questo non c’è traccia nelle politiche del sindaco”, dichiara Marchini, secondo cui “il Pd si sta assumendo una grave responsabilità lasciando Roma in questa palude”. L’immigrazione, prosegue, “è un’altra delle priorità dimenticate. Bisognerebbe fare una operazione verità: dire realisticamente ciò che Roma può permettersi in termini di accoglienza”. La ricetta è “inserire piccoli nuclei anche in altri centri urbani della Regione. Aiutare ad esorcizzare la paura del diverso”.