“Salvini e Camusso sono due facce della stessa medaglia: ho grandissimo rispetto per loro perchè fanno il loro lavoro. Sono dei leader della protesta: chapeau. Ma io non posso permettermi la protesta, sono quello che ci prova non quello che protesta”. Il premier Matteo Renzi commenta così la decisione dei sindacati di indire lo sciopero generale il prossimo 12 dicembre. Dai microfoni di Rtl 102.5, il premier ammette che la situazione è difficile ma questo non lo fermerà. “Ci sono stati più scioperi in queste settimane che contro tutti gli altri governi. Ma il governo sta cercando di mettere in piedi tutte le azioni necessarie per far ripartire il lavoro. Se coloro i quali non hanno mai scioperato in passato, oggi scioperano sempre, gli faccio i miei auguri. Non mi preoccupo – continua – possono far scioperi ma noi abbiamo promesso che cambieremo e, piazza o non piazza, le cose le cambiamo. Io non mi rassegno, piaccia o non piaccia a chi fa gli scioperi, ai sindacalisti, ai gufi. In sei anni – aggiunge – l’Italia ha perso un milione di posti di lavoro. Negli ultimi sei mesi ne abbiamo recuperati 153.000. Non mi basta”.
E sul Jobs Act, spiega il premier, “saremo rapidissimi. Siamo pronti con i decreti attuativi della delega lavoro. Arriveranno nei primi trenta giorni”. Il ricorso alla fiducia non viene allontanato: “Siamo pronti a mettere la fiducia se serve, ma non è detto che ce ne sia bisogno. A ieri sembrava di no. Vedremo nei prossimi giorni”.
Non manca un attacco alla sinistra Pd, colpevole di voler rallentare il percorso delle riforme. “Se fosse stato facile cambiare l’Italia l’avrebbe fatto quelli che negli anni precedenti hanno rinunciato, lo avrebbe fatto chiunque: io sono per fare le cose, non ne posso più di chi continua a rimandare. Ed è naturale che ci sia chi cerca di bloccare e tirare indietro sia nel mio partito che fuori: è fisiologico. Eppure si va avanti, siccome siam convinti che queste cose servono all’Italia”. Parole a cui risponde indirettamente, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, esponente di Area riformista: “Noi non siamo dei signor no. Siamo quelli che, gelosi delle proprie idee, vogliono lavorare testardamente per rafforzare sempre più i provvedimenti del governo e vincere, insieme, la sfida del cambiamento: lo abbiamo fatto con il Jobs Act e lo faremo con la legge di stabilità”. Pippo Civati invece ha confermato oggi che voterà no al Jobs Act.
Renzi commenta poi la vicenda Eternit: “O una vicenda come Eternit non è un reato o se è un reato ma prescritto, vuol dire che bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione perchè non ci deve essere l’incubo della prescrizione”. E sui magistrati che sbagliano il premier afferma: “Faremo valere il principio che chi sbaglia paga: se un operaio sbaglia paga, se uno fa il giornalista e sbaglia paga. Allo stesso tempo se un magistrato sbaglia per dolo deve pagare come capita a tutti”. Il capo del governo spera che Napolitano resti ma “è nel suo pieno diritto lasciare prima del tempo” e comunque “deciderà lui”.
Capitolo sorprese. “Expo sarà un successo” afferma Renzi che invita tutti a cerchiare di rosso la data del 15 dicembre. “Sarà un giorno importante, lo ha già annunciato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Noi stiamo lavorando di sponda con il Coni e il 15 dicembre sarò insieme a Malagò alla premiazione degli atleti italiani che hanno fatto grandi risultati nel 2014 e, in quella sede, racconteremo anche qualche sogno che abbiamo nel cassetto”. Candidatura alle Olimpiadi?
Infine un occhio sulle regionali di domenica prossima. “Sulle regionali in Emilia Romagna e Calabria qualcuno vuole fare un test di come stanno i partiti, a me va bene: negli ultimi mesi il Pd ha vinto le partite in Regioni che erano del centrodestra, da Piemonte a Sardegna e Abruzzo. domenica vogliono dire come sta il Pd sarò felice, ma non darei una lettura nazionale di questo voto. E non la darò io stesso se, come spero, vinciamo” conclude.
Camusso: “Renzi dialoga solo con chi gli dà ragione”
“Il problema ormai sempre più evidente del presidente del Consiglio è che lui dialoga solo con chi gli dà ragione e non si pone invece il problema che se i lavoratori hanno riempito la piazza il 25 ottobre a Roma, e se continua la mobilitazione forse bisognerebbe ascoltare le ragioni di quel disagio nel mondo del lavoro e dare risposte positive”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, risponde da Bologna alle parole del premier che ha definito Camusso e Salvini “leader della protesta”.
Lavoro, Poletti: “E’ una riforma di sinistra, difende i deboli”
“Lo sciopero è contro la legge di Stabilità e la legge delega sul lavoro. Se si guarda la sostanza delle due norme non ci sono le motivazioni per lo sciopero generale. Guardiamo i contenuti di merito: decontribuzione, taglio dell’Irap, conferma degli 80 euro, risorse per gli ammortizzatori, bonus bebè…”. Per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da QN, se fare una riforma di sinistra significa “fare ciò che è utile per chi è debole, allora il Jobs Act è una riforma di sinistra”. Sulla possibilità di aprire una discussione per evitare lo sciopero, “la scelta rientra nella responsabilità di chi ha preso la decisione di scioperare”.