M5S, attivisti chiedono espulsione per chi non rendiconta
Ormai sono quelli degli scontrini. Altro giro, altra corsa. E’ infatti partita oggi la maibombing contro 18 deputati del Movimento 5 Stelle che, secondo alcuni attivisti pentastellati, non avrebbero rendicontato i propri guadagni e restituito una parte di essi per il fondo a favore delle Pmi. In realtà sembra proprio che molti di essi lo abbiano fatto ma sulle proprie pagine personali (tipo facebook o siti internet), contro il regolamento che prevede la rendicontazione obbligatoria sul sito tirendiconto.it. Gli attivisti così hanno deciso di compiere un vero e proprio bombardamento (“bombing”) di mail ai parlamentari “in regola” per provvedere alle espulsioni degli indisciplinati. Così, denunciano i maligni, si prevedono nuove espulsioni.
“Sono un iscritto al Movimento 5 Stelle – scrivono gli attivisti – uno dei motivi che mi rende orgoglioso di farne parte è la nostra #Coerenza”. Ma ad oggi “consultando il sito tirendiconto” ben 20 portavoce “risultano inadempienti all’impegno” cioè la “rendicontazione delle spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc) sul sito del M5S”. Poi viene fatto l’elenco degli “irregolari” e infine arriva la richiesta di espulsione: “essendo trascorsi più di due settimane dall’ennesima inutile proroga (31 ottobre 2014, ndr) con la presente mail richiedo formalmente che per tutti i portavoce presenti in elenco venga avviata la procedura di espulsione, non avendo ancora adempiuto ai loro obblighi morali di coerenza nonché agli impegni formali da loro stessi accettati e sottoscritti”.
Uno dei primi deputati a rispondere è Alessandro Di Battista, uno dei volti più noti del Movimento anche se negli ultimi tempi un po’ in ombra rispetto al più istituzionale Luigi Di Maio. Il primo di lotta, il secondo di governo. Su Facebook “dibba” appoggia pienamente uno degli attivisti che chiedono l’espulsione: “Hai fatto bene, lo dovrebbero fare tutti gli attivisti. Sono soldi pubblici”. Patrizia Terzoni, invece, risponde per le rime (essendo una delle accusate): “Le affermazioni fatte in questo appello sono false e fuorvianti e quindi diffamatorie (possono essere anche perseguite legalmente) in quanto i deputati elencati hanno eseguito la rendicontazione ed i relativi bonifici bancari, che puoi trovare online sui loro rispettivi siti internet e chi non ha tale sito ha inviato tutti i documenti sia al Capogruppo Camera che Staff, quindi in loro possesso”.
Poi si giustifica così: “Non sono state pubblicate sul sito tirendiconto.it in quanto sono emersi errori di calcolo, problemi di gestione privacy interna e il sito tirendiconto.it non rispetta il codice comportamentale firmato dai deputati”. A suo fianco si schiera anche il deputato Massimo Artini: “Non sono problematiche interne sono problematiche tecniche, solo valutazioni tecniche, anche perché a differenza di quanto scritto nessuno si è dimenticato di rendicontare e restituire”. Tutto da verificare. Ma la querelle va avanti, senza esclusione di colpi.