“Il calcio italiano deve cambiare”. Quante volte abbiamo detto o sentito questo mantra del tifoso? Centinaia di volte, come minimo. Ebbene un primo, piccolo, passo nella direzione del cambiamento è stato fatto: ieri pomeriggio la FIGC ha varato le nuove norme riguardanti le rose dei club.
La maggioranza del consiglio federale ha varato una serie di norme che potrebbero rivoluzionare il calcio italiano. Le novità, che entreranno in vigore dalla prossima stagione, non hanno ottenuto il consenso delle componenti tecniche – hanno votato contro i rappresentanti di AIA e AIAC – riguardano la riforma del tetto alle rose delle società di Serie A e il provvedimento per il tesseramento dei calciatori extracomunitari.
Nel comunicato ufficiale della FIGC si legge: “Il complesso delle norme approvate oggi, insieme all’introduzione dei principi del fair play finanziario nel sistema delle Licenze Nazionali, tende alla ricerca di una sostenibilità economico-finanziaria dei Club con conseguente stimolo all’investimento nei vivai nazionali” e vengono esplicate le nuove norme:
- Rose delle squadre di Serie A a 25 calciatori, di cui 4 cresciuti in Italia e 4 cresciuti nel vivaio del club per cui sono tesserati, libero tesseramento degli Under 21 (la stragrande maggioranza è italiana)
- Riforma dei cosiddetti ‘giovani di serie’; il giovane extracomunitario al primo tesseramento deve essere residente in Italia ed essere entrato nel nostro Paese con i genitori non per ragioni sportive e comunque aver frequentato la scuola per almeno 4 anni (tali calciatori non possono essere utilizzati per la sostituzione di un nuovo calciatore extracomunitario)
- La sostituzione del calciatore extracomunitario sarà possibile solo nel caso di esistenza del contratto da professionista da almeno 3 anni (dal 2012)
Queste norme regolano la formazione delle rose dei club secondo gli standard della UEFA e, in effetti, sono molto simili a quelle che valgono per la registrazione della rosa alle competizioni europee per club. Oltre a queste fondamentali modifiche, la FIGC ha anche introdotto una sorta di Fair Play Finanziario a livello locale e, sempre nello stesso consiglio federale, si è affrontato il tema del buco di 20 milioni registrato dalla federazione dopo i tagli decisi dal CONI; queste le parole di Tavecchio a tal proposito: “Il calcio non può essere soggetto vilipeso ogni volta, noi fatturiamo 6 miliardi all’anno per il Paese ma non possiamo essere il pozzo di San Patrizio, dove si mettono dentro le mani e si tirano fuori i soldi. Alla fine ci attesteremo su una perdita di 10 milioni. Il buco è di 20 milioni ma abbiamo da recuperare attraverso le cessioni che il Coni farà, alla fine recupereremo 10 milioni. Con sacrifici immani riusciremo ad anticipare fondi che scadranno nel 2015-16 poi faremo un discorso molto semplice con la pregiudiziale che nel 2016 non potrà più essere così. Non possiamo più permetterci di stare nei riparti del Coni con queste percentuali”