L’idillio tra gli italiani e Matteo Renzi sarebbe ormai finito. E’ questo, in sintesi, il pensiero di Dagospia – il sito di retroscena fondato da Roberto D’Agostino – circa il rapporto tra l’inquilino di Palazzo Chigi e il suo elettorato. Nel giro di un paio di mesi, il Pd di Renzi “ha perso quasi 10 punti e la tendenza non sembra destinata a invertirsi nelle prossime settimane”.
“Il premier – prosegue Dagospia – è percepito ormai come nemico dei lavoratori dal cosiddetto “partito della Cgil” e questo può costare al Partito Democratico dai 3 ai 5 punti percentuali”. In fuga da Renzi anche l’elettorato della piccola borghesia (un 5%), “lo stesso deluso dagli 80 euro, che non vota più Renzi perché travolto dalla sfiducia nei confronti della situazione economica”.
Il 41% conquistato alle ultime europee, ormai è un ricordo un po’ sbiadito. E’ per questo motivo che Renzi – secondo Dagospia – avrebbe accantonato l’idea di andare a votare nell’aprile 2015, decidendo di posticipare il voto al 2016. “Andare alle urne senza uno straccio di ripresa economica all’orizzonte sarebbe un suicidio”. Quindi pressing su Jobs Act e legge elettorale. Nei sondaggi Salvini cresce e Berlusconi – partner per le riforme – cola a picco. “L’unica buona notizia, per il premier, è che non ne approfitta Grillo, il quale a sua volta cederebbe voti all’astensione”.
Altra fonte di preoccupazione: il “mood negativo che aleggia per la sinistra un po’ dappertutto”. Il candidato socialista è uscito con le ossa rotte dalle elezioni in Romania. Il consenso di Hollande in Francia è ai minimi storici e Obama è stato fortemente ridimensionato dalle ultime elezioni di mid-term.
“Insomma – conclude sarcastico Dagospia -, il nemico di Renzie si chiama pessimismo. E il pessimismo si comincia a leggerglielo anche sulla faccia”.