Botta e risposta lampo tra l’Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati, e il premier Matteo Renzi. Ieri, in una nota, il sindacato dei magistrati aveva commentato le voci circolate nelle ore precedenti alla discussione del Def in Consiglio dei Ministri. Tra le varie ipotesi, quelle di tagli e tetti agli stipendi dei vertici dell’amministrazione della giustizia, su cui l’Anm aveva lamentato una “decisione unilaterale del governo”.
Non si era fatta attendere la risposta di Matteo Renzi, che ieri nella conferenza stampa a margine dell’approvazione del decreto economico e finanziario, aveva così commentato le dichiarazioni dei giudici: “Non sono convinto dalla posizione espressa dall’Anm, rispetto il principio di separazione dei poteri – ha detto il premier – io non commento le sentenze e mi aspetto che i giudici non commentino il processo di formazioni delle leggi che li riguardano. Commentino semmai le riforme vere e non le indiscrezioni” aveva attaccato il premier, richiamando alla responsabilità il sindacato delle toghe. “Non credo che il taglio di 70 mila euro a un alto magistrato sia un attentato alla libertà e all’indipendenza della magistratura” ha concluso il premier, spiegando il valore reale dei tagli che, nell’eventualità, avrebbero interessato le posizioni apicali della magistratura.
Ancora più dura la replica del presidente dell’Anm, il sostituto procuratore Rodolfo Maria Sabelli. “Così come si possono commentare e criticare le sentenze, si possono commentare e criticare le leggi. E lo dico senza alcuna intenzione di entrare in polemica con il presidente del Consiglio, per le cui opinioni abbiamo il massimo rispetto” ha dichiarato Sabelli, rivolgendosi a Renzi. “La polemica non ci interessa, ripeto, e non ci appartiene – ha ribadito Sabelli – ma è bene ricordare che l’attività giurisdizionale e quella di formazione delle leggi sono due funzioni pubbliche diverse, con caratteristiche proprie ma anche comuni: entrambe meritano il rispetto più assoluto, ma possono essere commentate ed, eventualmente, criticate”.
Diritto di replica e di commento, tuona Sabelli, nel pieno rispetto della separazione dei poteri e della legittima convivenza dell’esecutivo e della magistratura. Del resto – ricorda Sabelli non è la prima volta che la magistratura si esprime pubblicamente su questioni governative: “è un’attività tipica di una rappresentanza di categoria, qual è l’Anm, intervenire in merito a quanto incide o può incidere sullo stato economico e giuridico della categoria stessa. E ciò vale in modo speciale per la magistratura, titolare di particolari prerogative costituzionali affermate dalla stessa Corte costituzionale che ha sottolineato il legame tra trattamento giuridico dei magistrati e indipendenza e autonomia della giurisdizione”.
I magistrati “sono legittimati a esprimere opinioni sul processo di formazione delle leggi che li riguardano” ha concluso il presidente Sabelli. Una polemica, insomma, destinata a non placarsi. Uno scontro quello tra l’inquilino di Palazzo Chigi e le toghe che il Presidente del Consiglio ha deciso di condurre a carte scoperte e a suon di dichiarazioni pubbliche.